Alla fine degli anni ’60, un gruppo di industrie alimentari, chiamato “Sugar Research Foundation” pagò 6.500 dollari (circa 50.000 dollari di oggi) tre ricercatori di Harvard per ignorare una serie di ricerche che mostravano sempre più legami tra zucchero e malattie cardiache e chiese loro di addossare la colpa ai grassi.
L’analisi che venne pubblicata creò allarmismi e modificò quasi completamente la dieta americana, facendo sì che le persone si allontanassero dagli alimenti contenenti grassi e che riversassero le proprie voglie su snack contenti zucchero, giudicato quindi “innocente”.
Ma come dimostra un corpus significativo di ricerche, condotte sia prima e soprattutto dopo questo cambio repentino nell’alimentazione degli statunitensi, il consumo eccessivo di zucchero può essere devastante per la nostra salute.
Anche se oggi siamo più consapevoli dei rischi dell’assunzione di troppi dolci, ci sono ancora molti miti riguardo lo zucchero e riguardo ciò che effettivamente provoca nel nostro corpo.
Dopotutto, lo zucchero altro non è che il nome di un semplice carboidrato, ed è sempre e da sempre stato presente nelle nostre diete.
Il problema è che oggi l’americano medio consuma più del doppio di quello che la Food and Drug Administration (FDA) statunitense – e quattro volte l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – raccomanda come sicuro. E questo è molto pericoloso.
I quattro paesi con il più alto consumo di zucchero sono l’America del Nord, l’America Latina, l’Australia e l’Europa Occidentale (In Italia il consumo di zucchero si attesta intorno a 1 milione 650 mila tonnellate annue, una quantità che corrisponde ad un consumo di circa 27 kg pro-capite all’anno. Cifre spaventose!)
Come facciamo ad introdurre tutto questo zucchero?
Ne aggiungiamo qualche cucchiaino al caffè, al latte, al tè e ai dolci fatti in casa. Ma soprattutto ne assumiamo una quantità indefinita attraverso le bevande (soft drink in pole position), le merendine e tantissimi insospettabili alimenti, come i wurstel o le conserve di pomodoro ed il ketchup, ai quali lo zucchero viene aggiunto per migliorarne il sapore o come conservante.
Ma quali sono gli effetti dello zucchero, soprattutto quello che non è naturalmente presente nei cibi e quindi aggiunto, sul nostro corpo e sul nostro cervello?
- Nelle diete salutari, la produzione di glucosio indica al nostro cervello di produrre insulina, che aiuta a regolare i livelli di zuccheri nel sangue ed agisce anche su altri ormoni per farvi sentire “soddisfatti”. Si crea, quindi, una sorta di dipendenza: più zucchero introduciamo, più ci sentiamo assuefatti.
- Vari studi hanno dimostrato una preoccupante correlazione tra zucchero e pressione alta nonché malattie cardiache.
- Un eccessivo introito di zucchero è fortemente associato con un aumento di peso, anche se ci si allena costantemente.
- Il consumo di zucchero è collegato alla formazione di carie. I batteri presenti nel cavo orale se ne nutrono e producono così acidi che distruggono lo smalto dentale.
- Il fruttosio viene metabolizzato dal fegato. Ecco perché l’assunzione di una quantità abbondante di zucchero può portare ad un’infiammazione del vostro fegato ed è associato alla possibile insorgenza di steatosi epatica non alcolica.
- Il consumo eccessivo di zucchero è associato con una serie di malattie, tra cui cancro al pancreas, gotta e malattie renali.
- La quantità di zucchero naturalmente presente in una dieta sana, che proviene principalmente da frutta e vegetali, può assicurare una parte della corretta energia necessaria durante il giorno.
- Troppo zucchero può portare ad una condizione di insulino-resistenza che induce le persone a desiderare più cibo, specialmente quello dolce. Questo può contribuire all’insorgenza del DIABETE.
- Alcuni studi hanno collegato il consumo eccessivo di zucchero e di grassi a ridotte prestazioni che interessano alcune parti del cervello collegate con la funzionalità della memoria.
Dott.ssa Laura Masillo
RIFERMENTI BIBLIOGRAFICI:
– Sweetening of the global diet, particularly beverages: patterns, trends, and policy responses. Popkin BM, Hawkes C
– National Library of Medicine; Journal of the American Dental association; Journal of Nutrition; American Journal of clinical nutrition