Che il cane sia il miglior amico dell’uomo ormai è risaputo. Ma quando è nata questa bellissima amicizia? Ecco come le nostre strade si sono incrociate, la storia evolutiva del cane e della sua domesticazione.
Evolutivamente parlando, il primo antenato dei moderni canidi apparteneva al genere Miacis. Il miacide, un piccolo mammifero carnivoro simile a una donnola, visse circa 60 milioni di anni fa in Asia, Europa e Nord America. Non lasciò discendenti diretti, ma circa 40 milioni di anni fa, ne derivò il primo vero canide primitivo, del genere Cynodictis. Il cinoditto, più grande del miacide, possedeva una lunga coda e una pelliccia folta e cespugliosa. Questo fa parte dei cosiddetti “bear-dogs” (cani-orsi) o anficionidi. Questi infatti, erano simili ai canidi per quanto riguarda le proporzioni corporee (sebbene più lunghi che alti), ma paragonabili agli orsi per struttura massiccia e andatura (erano plantigradi). Dal cinoditto si originarono poi due importanti rami, uno euroasiatico e uno africano. Il ramo euroasiatico è denominato Tomarctus ed è il progenitore di cani, lupi e volpi. Il tomarcto aveva degli artigli affilati che gli servivano per catturare le prede, e una grande forza nel morso che gli permetteva di frantumare le ossa. Il suo aspetto ricorda già il cane moderno, nonostante la sua indole di cibarsi di carcasse e ossa evochi di più la iena.
Scorrendo più avanti nell’albero filogenetico (Fig. 1) del nostro più fedele amico a quattro zampe troviamo sicuramente, in tempi relativamente recenti, i grandi lupi (ormai estinti) del genere Canis.
Le prove genetiche suggeriscono che la divergenza evolutiva tra gli antenati lupi e i cani moderni avvenne tra i 27.000 e i 40.000 anni fa.
Il quando e il come ci fu il fortuito incontro tra cani e uomini è, ancora oggi, fonte di dibattito. La domesticazione del cane infatti, è stata sicuramente lunga e non un singolo evento. Si svolse presumibilmente in migliaia di anni. Forti prove evidenziano che i primi eventi di domesticazione del cane si siano verificati tra i 15.000 e i 30.000 anni fa. Questa finestra temporale è, in realtà, un’ipotesi del tutto recente. Fino ad oggi, infatti, c’è stata la tendenza di porre la domesticazione intorno ai 15.000 anni fa, nel Neolitico. Alcuni reperti però hanno permesso di retrodatare a 30.000 anni fa, in pieno Tardo Paleolitico, l’incontro tra uomo e cane. Si tratta di crani fossili ritrovati a Goyet (Belgio) e Bryansk (Russia). In un primo momento, questi reperti furono attribuiti a cani arcaici, ma successivamente, le analisi genetiche e morfologiche posero molti dubbi su questa classificazione. Oltre alle analisi genetiche infatti, anche le ossa possono rivelare alcuni indizi sulla domesticazione del cane. Ad esempio, l’appiattimento delle vertebre suggerisce che venivano posti dei carichi sul dorso dell’animale. Nel caso del cane, un altro indizio è rilevabile dalla misurazione dell’angolo presente a livello delle orbite oculari. Infatti, i cani hanno gli occhi orientati in avanti, vertice di un angolo pronunciato tra ossa frontali e muso. I reperti in questione furono quindi schedati come lupi. Molte prove genetiche inoltre, rivelano che i cani non accompagnarono i primi uomini nel Nuovo Mondo (più di 15.000 anni fa), ma vi furono introdotti molto tempo dopo, circa 10.000 anni fa.
Comunque, come dicevamo, la domesticazione del cane è un processo lento e lungo migliaia di anni. Se torniamo ulteriormente indietro nel tempo, l’uomo incontrò non il cane, ma il lupo. In questo caso però non si può parlare di domesticazione. Per molto tempo uomo e lupo si contesero i territori di caccia. Circa 85.000 anni fa tuttavia, ne nacque un sodalizio. Uomo e lupo iniziarono a cacciare insieme per avere più successo sulle prede e dunque più probabilità di approvvigionamento. Questa unione getterà le basi per la successiva domesticazione. Da antagonista nel territorio di caccia, il lupo divenne dunque agonista e poi, molto dopo, compagno fedele dell’uomo. La domesticazione del lupo avvenne quasi sicuramente con l’abbandono del nomadismo da parte dell’uomo. Gli insediamenti stabili da parte dei primi agricoltori crearono un ambiente tale da favorire la domesticazione degli esemplari più docili e mansueti dei lupi. Dal canto loro, i lupi agevolarono il proprio addomesticamento facendo visita ai villaggi e rovistando tra i resti alimentari che gli abitanti lasciavano vicino alle abitazioni. Questa selezione dunque, protraendosi per generazioni e generazioni, ha posto le basi per la domesticazione del cane. Da un ulteriore studio è emerso che alcuni cani non sono discesi dal lupo, ma bensì dallo sciacallo. Questo porta ad ipotizzare vari centri di domesticazione nel mondo. L’uomo quindi addomestica i canidi che trova nell’areale dove si stabilisce. Se in Eurasia addomestica il lupo, in Sud America fa lo stesso con lo sciacallo o la volpe, in Africa invece con il licaone.
Tuttavia, anche il carattere dell’animale gioca un ruolo cruciale. Innanzitutto, affinché il processo di domesticazione vada a buon fine, deve essere un animale sociale, i cui comportamenti siano facilmente interpretabili e che riconosca la gerarchia di un branco. Per esempio, il licaone è il più difficile da addomesticare. Infatti, benché sia chiaramente un animale sociale, ha una gerarchia molto particolare. La scala sociale del licaone si basa sul rigurgito della preda cacciata. Dopo la caccia difatti, i licaoni tornano alla tana ed esprimono questo comportamento ai membri del branco che non vi hanno partecipato. Originariamente, il rigurgito era un atteggiamento rivolto solo ai piccoli del branco, successivamente si è esteso anche agli adulti. Tra questi ultimi troviamo femmine allattanti, sentinelle del branco, individui feriti, malati e anziani. Inoltre, più o meno modificato, il rituale del rigurgito viene messo in atto anche a inizio caccia, oppure come segnale di saluto, e ancora, in segno di sottomissione. Al contrario, invece, il lupo rappresenta il soggetto relativamente più semplice. La sua gerarchia è osservabile dal comportamento, dalla mimica e dalla postura del corpo. Inoltre, non è un animale troppo timoroso. Questo lo rende perfetto sia nella caccia che nella guardia. Basta difatti una piccola sollecitazione che può avventarsi sulla preda. Ovviamente, questa può anche essere un’arma a doppio taglio. Con il tempo si è cercato di limare il carattere dell’animale cercando di ottenere un esemplare docile, governabile e con un comportamento di sottomissione al padrone. Tale remissività è ben visibile attraverso elementi come la coda tra le gambe o, ad esempio, nel mettersi a pancia in su.
Intorno a 7000-9000 anni fa, quando fu addomesticato il bestiame, i cani vennero ulteriormente selezionati. Per i cani da pastore si tende a preferire la livrea bianca, atta a mimetizzarsi con il bestiame. Quelli da guardia invece, con manto scuro per poter incutere paura e scoraggiare i malintenzionati. Resti fossili suggeriscono che durante l’età del Bronzo, nel 4500 a. C. circa, esistevano almeno cinque tipologie distinte di cani: mastini, levrieri, cani di tipo lupo, da punta e da pastore. Ad oggi, ne esistono più di 400 razze. Successivamente, i cani vennero usati anche in battaglia. Basti pensare ai romani e al Colosseo. Cani molossoidi, spesso raffigurati a fianco dei gladiatori.
Ad oggi, per fortuna, i nostri amici a quattro zampe sono utilizzati principalmente per scopi sociali e per compagnia. Svolgono azioni nobili, come i cani guida o affiancando per esempio le forze dell’ordine. Senza tralasciare gli innumerevoli studi che descrivono il recupero fisiologico dei pazienti con la pet therapy. Ma come fanno? Ci parlano con gli occhi e forse neanche servirebbero studi per dirlo. I cani sono esseri speciali che ci accompagnano fin dalle notti antiche, leggende che si palesano agli occhi, sempre fedeli e al nostro fianco con lo scopo di donarci il loro amore.
Sitografia