I calcoli biliari (o litiasi), non sono altro che delle aggregazioni solide costituite più frequentemente da cristalli di colesterolo (e componenti minori) che si accumulano nel lume della colecisti.
La colecisti o cistifellea, è una piccola sacca piriforme contenente la bile, si collega al fegato attraverso i dotti epatici e al duodeno attraverso il coledoco. Come tutti i visceri cavi il suo volume varia a seconda del suo contenuto, allo stato di distensione media contiene da 50 a 60 cc di bile. La colecisti funziona come un serbatoio: la bile prodotta dal fegato viene in essa riversata, qui viene concentrata e poi espulsa nel duodeno attraverso una serie di contrazioni. La bile è un fluido costituito da acqua, acidi biliari, elettroliti, colesterolo, fosfolipidi e bilirubina, dove vengono escreti anche molti farmaci e tossine precedentemente metabolizzate nel fegato. Il ruolo principale della bile è quello di facilitare la digestione dei grassi permettendone l’assorbimento intestinale.
La patogenesi dei calcoli si sviluppa attraverso tre fasi:
- bile supersatura di colesterolo
- alterazione della motilità della colecisti
- rapida aggregazione dei cristalli di colesterolo
Nella fase 1, l’eccessiva presenza di colesterolo supera la capacità solubilizzante degli altri costituenti della bile (acidi biliari e fosfolipidi). Il colesterolo è una molecola non solubile in acqua ed essendo la bile un solvente acquoso, viene “reso solubile” grazie agli acidi biliari ed ai fosfolipidi che lo inglobano in strutture sferiche solubili in acqua (micelle miste) che, in questo modo, possono essere veicolate nella bile senza precipitare. Quando però, la presenza di colesterolo è eccessiva, viene rotto tale equilibrio e lo stesso precipita, inizialmente sotto forma di microcristalli, successivamente in cristalli di maggiori dimensioni. L’ipersaturazione di colesterolo nella bile può derivare sia da una maggiore captazione di questa molecola da parte del fegato (che contribuisce maggiormente), sia da una eccessiva produzione epatica. Nel primo caso, vi è una maggiore disponibilità di colesterolo alimentare, quindi una dieta squilibrata non fa altro che fornirne al fegato eccessive quantità: da qui l’accumulo in cristalli.
Nella fase 2 si verifica un difetto motorio della colecisti. In condizioni fisiologiche, la colecisti si contrae dopo un pasto per svuotarsi dell’80%, inoltre si contrae anche a digiuno ogni 2 ore per permettere uno svuotamento del 20%. Tali movimenti hanno lo scopo di creare un movimento continuo della bile verso l’intestino, ma soprattutto di evitare lo stazionamento prolungato della bile nella colecisti che favorirebbe la precipitazione dei cristalli. I difetti della contrattilità possono favorire dunque la stasi biliare e la formazione dei calcoli. Ancora oggi non è chiaro se tali difetti abbiano un’origine primaria, o secondaria e quindi dovuta sempre all’eccesso di colesterolo che favorirebbe un processo infiammatorio che provoca il deficit motorio.
Nella fase 3 si sviluppa una maggiore produzione di muco che, aumentando la viscosità della bile, favorisce il processo di nucleazione, e quindi velocizza la formazione dei cristalli.
Il sintomo predominante della litiasi biliare è la colica biliare che si manifesta con dolore nell’ipocondrio destro o all’epigastrio e irradiazione verso la spalla. Il dolore generalmente perdura per più di mezzora e si presenta dopo i pasti. Tuttavia esistono anche casi in cui il soggetto è asintomatico. Tra le complicanze ricordiamo la più frequente che è la pancreatite acuta.
In linea generale il trattamento d’elezione è rappresentato dalla colecistectomia, grazie alla quale si elimina l’intero organo chirurgicamente e si evitano le recidive. In alcuni casi si sceglie di monitorare il paziente con le terapie mediche. L’alimentazione in quest’ultimo caso deve prevedere pasti leggeri e frequenti, evitando cibi eccessivamente grassi e pasti abbondanti, prediligendo verdura e frutta.
Nei paesi occidentali la litiasi rappresenta una delle più comuni e più costose patologie dell’apparato digerente. I fattori di rischio maggiormente legati a tale patologia sono: età avanzata, sesso femminile, eccedenza ponderale, familiarità, storia di diete dimagranti, bassi livelli epatici di colesterolo e alti di trigliceridi.
Uno stile di vita insano dunque, è direttamente coinvolto nello sviluppo dei calcoli biliari. Come per altre patologie , anche la litiasi riconosce elementi della sindrome metabolica (basso HDL, elevati trigliceridi, obesità e diabete), inoltre le due patologie hanno in comune un fattore patogenetico molto rilevante che è l’insulino-resistenza. Le cattive abitudini alimentari dunque, giocano un ruolo chiave nella comparsa della malattia: accanto all’obesità anche le diete drastiche o lunghi periodi di digiuno aumentano il rischio della formazione dei calcoli.
La prevenzione di tale patologia prevede uno stile di vita sano, il mantenimento del peso corporeo ideale, una dieta ricca di fibre e povera di zuccheri raffinati e grassi animali e una attività fisica quotidiana. L’eccesso di colesterolo alimentare non dipende soltanto da un eccedente consumo di alimenti che lo contengono, ma soprattutto dal consumo di cibi che portano, all’interno del nostro organismo, ad una eccessiva produzione dello stesso, quali ad esempio i carboidrati. Per cui una dieta sbilanciata a favore di pane, pasta, bevande zuccherine, dolci e similari potrebbe influenzare negativamente la formazione dei calcoli. Ricordiamo comunque che i fattori ambientali (dieta e stile di vita) sono sempre associati a quelli genetici, per cui affinché si possa sviluppare la patologia, è necessaria la concomitante presenza di entrambi i fattori.
Poiché dunque sulla genetica non possiamo (ancora) agire, il consiglio è quello di fare prevenzione agendo sui fattori ambientali. È importante rispettare l’equilibrio tra i diversi alimenti, evitando di eccedere con le calorie e cercando di bilanciare e diversificare la dieta. L’attività fisica, inoltre, se praticata con regolarità, ci aiuta a mantenere il peso corporeo entro certi limiti e ad evitare l’accumulo di grasso a tutto vantaggio della massa muscolare.
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