Il girasole (Helianthus annuus L.) è una pianta appartenente alla famiglia delle Asteraceae. È di origine americana: Perù secondo alcuni studiosi, Messico secondo altri. È stata introdotta in Europa nei primi decenni del 1500 soprattutto come pianta ornamentale, assumendo, però, una certa importanza come coltura oleaginosa soltanto nel Settecento (www.agraria.org). Oggi è tra le più importanti colture oleaginose in tutto il mondo. Questa coltura è di particolare interesse per il suo adattamento alle alte temperature e ad ambienti con scarsità di acqua (Rondanini et al., 2003; Roche et al., 2004; Anastasi et al., 2010).
La pianta produce frutti secchi indeiscenti (acheni) che erroneamente vengono chiamati semi.
I sottoprodotti ottenuti dalla lavorazione del girasole vengono utilizzati principalmente come mangimi per ruminanti grazie al loro alto contenuto di proteine (Gonzalez-Perez e Vereijken, 2007). In realtà, i semi di girasole sono caratterizzati da un elevato potere antiossidante (Velioglu et al., 1998; Halvorsen et al., 2002) concentrato soprattutto nelle bucce (De Leonardis et al., 2005; Szydłowska-Czerniak et al., 2011) e determinato principalmente dai composti fenolici (Schmidt e Pokorny, 2005; De Leonardis et al., 2005).
Semi ed oli di girasole sono fonti ricche di fitosteroli (Phillips et al., 2005) e di alfa-tocoferolo (Schmidt e Pokorny, 2005). Questa ultima caratteristica preserva l’olio di semi di girasole dall’irrancidimento. Studi recenti riportano di esperimenti rivolti a modificare il profilo dei tocoferoli, ma soprattutto ad aumentarne le quantità nel seme (Velasco et al., 2010).