Grasso addominale: il peso sulla bilancia non è tutto!

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Nonostante il peso corporeo sia facilmente misurabile, non dà informazioni precise sulla composizione corporea. Il corpo di un adulto normopeso è costituito in media per l’80-85% da massa magra (liquidi corporei, muscoli, scheletro, visceri, ecc.), la parte metabolicamente attiva in quanto determina il nostro metabolismo basale, e per il 15-20% da massa grassa (tessuto adiposo), che nella donna ha un valore più alto (20-30%). La massa grassa si distingue in grasso essenziale (midollo osseo, organi, sistema nervoso), presente anche nella mammella e nei fianchi delle donne per la normale funzione riproduttiva, e in grasso di riserva che è quello depositato sotto la pelle (sottocutaneo), nei muscoli e il grasso profondo (viscerale). La misura della circonferenza della vita è particolarmente utile in soggetti obesi e in sovrappeso, ma anche nelle persone con peso normale. E’ un indicatore della quantità di grasso depositata a livello viscerale: questo non è un semplice tessuto di accumulo, ma agisce come un vero e proprio organo capace di influenzare varie funzioni dell’organismo anche in senso negativo (infiammazione, rischio di trombosi, insulino-resistenza, rischio cardiovascolare). Valori di circonferenza vita superiori a 94 cm nell’uomo e ad 80 cm nella donna si associano ad un “rischio moderato”, valori superiori a 102 cm nell’uomo e ad 88 cm nella donna sono associati ad un “rischio elevato”. In generale, il rischio di sviluppare complicanze (diabete di tipo 2, sindrome metabolica, malattie cronico-degenerative) aumenta con il livello di obesità. Tuttavia non deve essere presa in considerazione solo la quantità di grasso in eccesso, ma anche la sua posizione nel corpo. Il grasso nella parte superiore del corpo, e in particolare quello all’interno dell’addome (intra-addominale), può comportare un rischio per la salute maggiore rispetto a quello immagazzinato in altre parti del corpo. Pertanto, una riduzione preferenziale del grasso addominale durante la perdita di peso è necessaria per ridurre i rischi per la salute associati all’obesità e non solo.

E’ appurato che una diminuzione dell’attività fisica quotidiana abbia contribuito all’aumento della prevalenza dell’obesità in tutto il mondo. Di conseguenza, un aumento dell’attività fisica seppur senza restrizione calorica è una strategia utile per ridurre l’obesità, in particolare quella addominale e viscerale. Considerando che l’80% degli eventi cardiovascolari è prevenibile attraverso la dieta e lo stile di vita, la diagnosi precoce e l’intervento sono di particolare interesse. Numerosi studi hanno dimostrato che i soggetti che presentano un numero maggiore di componenti di stile di vita sano (dieta equilibrata, livelli di colesterolo e glucosio totali nell’intervallo normale, attività fisica) hanno più probabilità di raggiungere l’età adulta con livelli normali di pressione sanguigna, colesterolo e glicemia. E’ bene infatti comprendere i possibili fattori che sono alla base dello sviluppo dell’obesità infantile. Secondo recenti stime in tutto il mondo, il 6% delle ragazze e l’8% dei ragazzi sono obesi. L’origine dell’obesità infantile è complessa, ma il fattore chiave sembra essere a lungo termine la disregolazione del bilancio energetico: da una parte un consumo eccessivo di alimenti ad alta energia contribuisce in modo sproporzionato ad un elevato apporto energetico, dall’altra il dispendio energetico è troppo basso a causa di un livello insufficiente di attività fisica. È stato stimato che a livello globale l’81% dei bambini e degli adolescenti è sedentario per gran parte del proprio tempo. In un’analisi eseguita in 425 bambini di età compresa tra 7 e 12 anni (58% femmine) è stato visto che sostituendo 1 ora/settimana e 2 ore/settimana del tempo trascorso seduti con attività fisica medio-intensa si riducevano in maniera significativa rispettivamente la massa grassa e il tessuto adiposo viscerale.  

In uno studio condotto su 278 adulti sedentari con obesità addominale con intervento basato su esercizio fisico e dieta per 18 mesi, è stato riferito che la dieta combinata con l’esercizio fisico porta a maggiori riduzioni del grasso viscerale rispetto alla sola dieta. E’ estremamente incoraggiante che un regolare esercizio fisico (4–6 mesi) coerente con le raccomandazioni (30-60 minuti al giorno ad intensità da moderata a vigorosa; ad es. camminata veloce o jogging) associato a una dieta equilibrata e salutare conduca a riduzioni del 15% –20% del grasso viscerale. Allo stesso modo, la perdita di peso dal 5% al ​​10% può essere raggiunta entro 4-6 mesi con riduzioni ragionevoli dell’apporto calorico con o senza esercizio fisico. In sintesi, indipendentemente dall’età o dal sesso, un bilancio energetico negativo indotto dalla dieta o dall’esercizio fisico è associato a marcate riduzioni del grasso viscerale. La circonferenza della vita rimane il miglior indicatore antropometrico di variazione del grasso viscerale.

L’obesità addominale è stata associata a disordini del metabolismo dei carboidrati e dei lipidi; pertanto, la riduzione del grasso proveniente da questa regione dovrebbe ridurre il rischio di malattia tra i soggetti obesi. Gli individui obesi in genere sperimentano un successo molto maggiore nella perdita di peso attraverso la dieta rispetto all’esercizio fisico. Si sa molto poco però di ciò che accade quando i soggetti obesi perdono una notevole quantità di peso solo attraverso l’esercizio e al momento non ci sono prove sufficienti per determinare se la perdita di peso indotta dall’esercizio sia associata a riduzioni preferenziali dell’obesità addominale. La buona notizia è che la perdita di peso sostanziale indotta dall’esercizio fisico è risultata associata al mantenimento del tessuto magro, a differenza della perdita di peso indotta dalla dieta della stessa entità. Poiché la massa magra è il principale fattore determinante del metabolismo a riposo, è possibile che esso possa essere mantenuto anche dopo una perdita di peso indotta dall’esercizio, che a sua volta può facilitare il mantenimento del peso nei soggetti obesi. I meccanismi attraverso i quali l’esercizio fisico potrebbe mediare una conservazione del tessuto magro rimangono poco chiari ma sappiamo che possono comportare una mobilizzazione preferenziale delle riserve di grasso come fonte di energia. La percentuale di massa magra persa aumenta in relazione alla gravità del deficit calorico! Gli studi di dieta-esercizio che utilizzano restrizioni caloriche meno gravi riportano un mantenimento della massa magra dopo l’intervento, mentre quelli con deficit calorici maggiori riportano riduzioni della massa magra del tessuto.

Ci sono prove a sostegno dell’idea che le donne possano avere un vantaggio quando si tratta di eseguire un esercizio sotto sforzo. In effetti, durante l’esercizio di lunga durata a intensità moderata, le donne mostrano una maggiore ossidazione dei lipidi (grassi) e una minore ossidazione dei carboidrati rispetto agli uomini. Le donne sono in grado di eseguire esercizi di moderata intensità di durata e frequenza sufficienti per indurre una perdita di peso sostanziale. L’attività fisica da sola in uomini e donne in sovrappeso e obesi riduce il grasso totale (~2 kg) e il grasso addominale (~2 cm) solo modestamente o per niente. Pertanto, se l’obiettivo è usare l’esercizio da solo come strategia per la riduzione dell’obesità, si suggerisce che i professionisti prescrivano programmi di esercizio in cui l’energia consumata si avvicina ad un minimo di 3000–3500 kcal / settimana. Ciò richiederebbe circa 45-60 minuti di camminata intenzionale eseguita a intensità moderata (~ 60% del picco V2O2max o 70% della frequenza cardiaca massima) nella maggior parte dei giorni della settimana. Un programma di questo tipo non è solo coerente con le raccomandazioni relative alla quantità di attività fisica richiesta per migliorare la salute cardiovascolare, ma determinerebbe una sostanziale perdita di grasso in concomitanza con la conservazione dei muscoli scheletrici e il miglioramento della forma cardiovascolare.

In merito alla tipologia di esercizio fisico, sono stati confrontati l’esercizio con supervisore e l’esercizio sul web. Alla luce di un’assistenza sanitaria sempre più digitalizzata, gli interventi sanitari digitali possono rappresentare la via da seguire, in questo caso, soprattutto da anziani che presentano obesità centrale. Si tratta di esercizi di attività fisica efficienti e facilmente accessibili anche in ambienti domestici. I principali risultati dello studio considerato sono che 10 settimane di web-exercise non sono sufficienti per ridurre il grasso viscerale, ma sufficienti per ridurre significativamente la massa grassa preservando quella magra. In ogni caso sono da preferire interventi più lunghi per migliorare la composizione corporea e intensità più elevate potrebbero essere potenzialmente più favorevoli alla riduzione del tessuto adiposo viscerale.

Infine, un recente studio ha evidenziato come tra i determinanti non modificabili e modificabili, il cronotipo sia un fattore emergente (caratteristica degli esseri umani che indica se sono e desiderano essere maggiormente attivi in un particolare periodo della giornata). La nuova scoperta è stata che il “tipo serale” (E-Type), più attivo ed efficiente nell’ultima parte della giornata, è associato a uno stile che compromette la salute, con un rischio maggiore di obesità addominale, della sua componente viscerale e malattie cardiometaboliche rispetto al “tipo mattutino” (M-Type). Questi risultati sottolineano le potenziali implicazioni della singola tipologia circadiana sulla distribuzione del grasso addominale e l’importanza di considerare il cronotipo nell’attuazione di un trattamento dietetico su misura per la prevenzione e il trattamento dell’obesità addominale.

Bibliografia

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