Gotta e iperuricemia: di cosa si tratta?

Gotta, Gotta e iperuricemia: di cosa si tratta?

Gotta: la malattia del “benessere”

La gotta era etichettata un tempo come la “malattia dei ricchi”, in quanto colpiva soprattutto i ceti più abbienti che facevano ampio consumo di carni, grassi e alcol. Oggi invece, complici anche le modifiche dello stile di vita, interessa un’ampia fascia della popolazione. Colpisce prevalentemente gli uomini in età adulta e le donne dopo la menopausa, ed è spesso associata ad altre condizioni cliniche, come diabete, ipertensione ed insulino-resistenza.

Dal punto di vista clinico, la gotta è la più comune forma di artrite infiammatoria ed è causata dalla deposizione dei cristalli di urato monosodico nelle articolazioni e in altri tessuti dell’organismo. Il fattore determinante per l’insorgenza della gotta è l’iperuricemia, ovvero livelli di acido urico superiori alla soglia di normalità. Tuttavia, si stima che soltanto un terzo delle persone con elevati livelli di acido urico manifesti la gotta. Certo è che la probabilità dell’insorgenza di quest’ultima aumenta con l’aumentare dei livelli di acido urico.

La prima articolazione colpita è generalmente quella metatarso-falangea dell’alluce e i sintomi, caratterizzati da rossore, dolore e gonfiore dell’area interessata, compaiono prevalentemente durante la notte.

Cos’è l’acido urico?

L’acido urico è un prodotto di scarto delle purine e dunque deriva dal normale metabolismo cellulare. I suoi livelli ematici sono determinati dall’equilibrio tra la sua produzione (purine introdotte con la dieta e derivanti dal turnover cellulare) e la sua escrezione a livello renale. Si stima che la produzione endogena di acido urico contribuisca solo per il 10% al rischio di gotta e iperuricemia, mentre il restante 90% è causato dalla sua ridotta escrezione.

La precipitazione dei cristalli di urato monosodico a livello articolare dipende non solo dai livelli ematici di acido urico, ma anche dalla concentrazione che questo metabolita raggiunge nel liquido sinoviale, dallo stato di idratazione, dalla temperatura, dal pH, dalla concentrazione degli elettroliti e dalla presenza delle proteine della matrice extracellulare. Ciò spiegherebbe anche il perché non tutti i pazienti con iperuricemia sviluppino la gotta.

L’evoluzione naturale della gotta è tipicamente articolata in tre fasi: l’iperuricemia asintomatica, la fase degli attacchi acuti di gotta con periodi di remissione più o meno lunghi, e l’artrite gottosa cronica.

Fattori di rischio

I fattori di rischio, scientificamente dimostrati, come cause di gotta e iperuricemia sono i seguenti:

  • elevato consumo di carni rosse e grasse, insaccati, frattaglie, frutti di mare e alcuni pesci;
  • consumo di alcol (in particolare della birra);
  • consumo di bevande zuccherate (come, per esempio, la Coca-Cola ed i succhi di frutta);
  • uso di dolcificanti a base di fruttosio;
  • sovrappeso;
  • alcuni farmaci (come, ad esempio, i diuretici, l’acido acetilsalicilico, i farmaci assunti dopo un trapianto d’organo, la levodopa e i farmaci antitumorali);

sono ricchi di purine anche alcuni alimenti di origine vegetale (legumi, cavolfiore, funghi e spinaci) che in passato venivano eliminati dalla dieta delle persone affette da gotta e/o iperuricemia. In realtà, non è stata dimostrata nessuna associazione tra il consumo di questi alimenti e il rischio di gotta. Addirittura, il consumo di alimenti di origine vegetale (tra cui prodotti a base di soia) sembra svolgere un ruolo protettivo, riducendo anche il rischio delle altre comorbilità, tipicamente associate a gotta e iperuricemia, come diabete, ipertensione e sindrome metabolica.

Non è stata trovata nessuna correlazione neanche tra il consumo di prodotti lattiero-caseari e i livelli di acido urico. Al contrario, le proteine del latte, grazie al loro effetto uricosurico favoriscono l’escrezione renale dell’acido urico, contribuendo ad abbassare i suoi livelli.

E il caffè? Sembrerebbe che la caffeina aumenti l’escrezione urinaria dell’acido urico, mentre l’acido clorogenico (polifenolo presente nel caffè), migliorando la resistenza insulinica, contribuisca anch’esso a ridurre i livelli di acido urico.

Terapia

Il trattamento della gotta e dell’iperuricemia si basa sull’utilizzo di appositi farmaci, associati ad una dieta adeguata e uno stile di vita salutare. La perdita di peso rappresenta, negli individui in sovrappeso o obesi, il primo obiettivo della terapia dietetica. Quest’ultima, deve basarsi sul modello mediterraneo, prevedere la limitazione di alimenti ricchi di purine (in particolare carni rosse, maiale, selvaggina, frattaglie, insaccati e frutti di mare) e l’eliminazione di bevande zuccherate e alcoliche. Da non sottovalutare anche un adeguato apporto idrico, importante per favorire l’escrezione renale dell’acido urico e impedire la formazione dei calcoli renali.

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BIBLIOGRAFIA

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