L’IBD (Inflammatory Bowel Disease) è una malattia cronica e infiammatoria del tratto gastrointestinale con una prevalenza crescente nei Paesi sviluppati. Di solito, con il termine IBD ci si riferisce ai due maggiori disturbi intestinali cronici: la colite ulcerosa e il morbo di Crohn. [1]
Lo sviluppo dell’IBD dipende da un insieme eterogeneo di fattori, tra cui lo stile di vita (stress, fumo, uso di droghe) [2], l’ambiente (posizione geografica, status sociale, economico ed educativo [3] e la predisposizione genetica (maggiore suscettibilità alla malattia) [4].
La colite ulcerosa è una malattia infiammatoria cronica del colon retto, dalle cause ancora non bene conosciute. Probabilmente esiste una componente autoimmune, ma sembrano essere coinvolti anche molteplici fattori genetici e ambientali. Colpisce tra i 60 e i 100mila italiani ed è caratterizzata da un’alternanza di fasi in cui la malattia è in remissione a fasi in cui la malattia è attiva e acuta, altamente sintomatica, con diarrea sanguinolenta (spesso notturna e post prandiale) caratterizzata dalla presenza di pus e/o muco [5]. L’infiammazione interessa, in particolare, le porzioni superficiali delle pareti interne di retto e colon, denominate mucosa e sottomucosa, con conseguente arrossamento, fragilità e ulcerazioni. La malattia colpisce inizialmente la zona del retto, ma può estendersi anche a tutto il colon in modo più o meno ampio, in funzione della gravità dell’infiammazione [6].
Il morbo di Crohn è una malattia infiammatoria cronica dell’intestino che può colpire qualsiasi parte del tratto gastrointestinale, dalla bocca all’ano, provocando una vasta gamma di sintomi. Essa causa principalmente dolori addominali, diarrea (che può anche essere ematica se l’infiammazione è importante), vomito o perdita di peso, granulomi, fistole, ostruzioni intestinali, ma può anche causare complicazioni in altri organi e apparati, come eruzioni cutanee, artriti, infiammazione degli occhi, stanchezza e mancanza di concentrazione [5]. La malattia di Crohn è considerata una malattia autoimmune, in cui il sistema immunitario aggredisce il tratto gastrointestinale provocando l’infiammazione, anche se viene classificata come un tipo particolare di patologia infiammatoria intestinale. La malattia di Crohn tende a presentarsi inizialmente negli adolescenti e nei ventenni, con un altro picco di incidenza tra i cinquanta e i settant’anni, anche se la malattia può manifestarsi a qualsiasi età. Una predisposizione genetica per la malattia porta a considerare gli individui con fratelli ammalati tra gli individui ad alto rischio [7].
L’IBD è in aumento soprattutto nei Paesi sviluppati e una delle sue complicanze più gravi è il cancro del colon retto (CRC). Il CRC è uno dei tumori più maligni del tratto gastrointestinale, rappresenta la terza causa di morte per cancro nel mondo occidentale e colpisce circa un milione di persone ogni anno in tutto il mondo con un alto tasso di mortalità. Il cancro del colon retto, nei casi sporadici si sviluppa da lesioni displastiche e nei casi ereditari quando c’è già una base di infiammazione cronica [8].
Infatti, i pazienti con IBD sono tra i gruppi più a rischio per lo sviluppo di CRC: il rischio di neoplasie del colon retto in pazienti con colite ulcerosa e morbo di Crohn aumenta l’incidenza e la durata della malattia [8]. Molti studi suggeriscono che un’infiammazione cronica potrebbe predisporre allo sviluppo della carcinogenesi correlata all’IBD anche se i meccanismi non sono ancora chiari [9], [10].
Essendo l’infiammazione cronica un fattore predisponente per il CRC nelle IBD, l’aumento dei mediatori dell’infiammazione compresi ROS, ossido nitrico, prostaglandine e citochine infiammatorie svolge un ruolo importante nello squilibrio immunitario [1].
Negli ultimi anni è stato evidenziato che alcuni alimenti forniscono un particolare effetto benefico sulla salute e in particolar modo nel trattamento e nella prevenzione di alcun malattie, tra cui le IBD [1]. L’adesione ad una dieta mediterranea garantisce la protezione da malattie degenerative, come patologie cardiovascolari e cancro. La dieta mediterranea tradizionalmente è stata pensata come un sano stile di vita, considerando che l’incidenza del cancro, in particolare quello del colon e della mammella, è più bassa nei Paesi mediterranei che nel Nord Europa [11].
Studi sperimentali hanno dimostrato un ruolo protettivo dei lipidi alimentari in particolar modo per lo sviluppo del tumore del colon. Infatti, dati epidemiologici hanno riportato una minore incidenza del cancro al colon nei Paesi dell’area mediterranea, in cui l’olio di oliva (ricco di acido oleico e polifenoli) è ampiamente consumato, nonostante il suo contenuto calorico [12], [13]. L’olio, infatti, è il componente maggiore della dieta mediterranea e oltre ad influenzare positivamente diversi processi biologici è associato ad un miglioramento della salute, ad una mortalità più bassa accompagnata da una maggiore longevità, a una riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, ad una minore incidenza relativa all’età del morbo di Parkinson e di Alzheimer e associato negativamente al rischio di cancro del colon retto [14], [15].
Negli Stati Uniti, in cui nella dieta ci sono grassi aggiunti rispetto ai Paesi mediterranei, si è vista una maggiore incidenza del cancro del colon retto, della mammella e della prostata [16]. Più studi suggeriscono, infatti, che le differenze non riguardano tanto le quantità di grasso, ma piuttosto il tipo di grasso e la qualità della dieta [17].
Infatti, per osservare, in vivo, gli effetti di diverse fonti di acidi grassi, è stato condotto un esperimento in cui ratti Wistar (ceppo di ratti comunemente utilizzato nei laboratori di ricerca) sono stati sottoposti a due diete diverse, ognuna contenente o olio extravergine d’oliva (ricco di acido oleico monoinsaturo) o olio di girasole (ricco di acido linoleico polinsaturo) [18]. Sotto il profilo lipidico, i livelli plasmatici di trigliceridi, colesterolo totale, fosfolipidi, lipidi totali e acidi grassi polinsaturi erano minori nei ratti che avevano seguito una dieta a base di olio extravergine d’oliva e la perossidazione lipidica risultava maggiore nei ratti con dieta a base di olio di girasole in cui si osservava un maggiore stress ossidativo [18].
Studi epidemiologici hanno dimostrato che l’olio di oliva, tipico componente della dieta mediterranea, possiede numerosi effetti benefici sulla salute: effetti antiossidanti, antiinfiammatori, chemioprotettivi, antitumorali. L’olio di oliva appare come un esempio di alimento funzionale con una gamma di varietà di componenti che potrebbero contribuire ad effetti chemioprotettivi ed effetti benefici [8].
Tradizionalmente, questi effetti sono stati attribuiti alla sua alta concentrazione di acido oleico e di composti fenolici che hanno principalmente attività antiossidante, antiinfiammatoria e antitumorale [1], [19].
La conferma di tali proprietà si è avuta quando l’introduzione di olio di oliva nella dieta inibiva la formazione di focolai di infiammazione nella cripta e nella mucosa dell’intestino [8] e bloccava le fasi della carcinogenesi in vitro [7], [20], [21].
Questi effetti benefici sul consumo di olio di oliva, possono essere spiegati sia sulla base del suo elevato contenuto di MUFA (acidi grassi monoinsaturi) che sulle proprietà salutari dei suoi composti bioattivi minori [1]. Sull’idrossitirosolo, per esempio, abbondantemente presente nell’EVOO (olio extravergine di oliva), sono state dimostrate proprietà cardioprotettive, antiossidanti, antiinfiammatorie e un’azione di antiaggregazione piastrinica, associate ad un effetto protettivo sulle cellule mononucleate del sangue periferico contro lo stress ossidativo, un’inibizione della proliferazione delle cellule cancerose inducendone l’apoptosi, l’arresto del ciclo cellulare ed un miglioramento della risposta infiammatoria [1], [8].
L’oleuropeina, polifenolo presente in varie parti dell’olivo (frutti e foglie), ha degli effetti sullo sviluppo degli osteoblasti e nell’adipogenesi agendo sulle cellule MSC (multipotential mesenchymal stem cell) del midollo osseo umano [22]. I risultati hanno mostrato che l’oleuropeina non solo stimola lo sviluppo degli osteoblasti ma anche il processo di mineralizzazione della matrice e l’inibizione del riassorbimento osseo [22]. L’oleocantale, composto fenolico presente nell’olio di oliva, per le sue proprietà antiinfiammatorie, è stato paragonato all’ibuprofene, noto farmaco antiinfiammatorio non steroideo [23]
L’olio extravergine di oliva e i suoi polifenoli, rappresentano quindi, la fonte di proprietà benefiche per la salute.
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