Le etichette alimentari hanno lo scopo di aiutarci a prendere decisioni migliori al supermercato, ma lo fanno davvero?
Molti consumatori affermano che c’è troppa scelta, troppe informazioni confuse e troppo poco tempo per prendere una decisione intelligente e ponderata.
L’etichettatura ha senso, dal momento in cui si capisce cosa si sta leggendo; il problema, ancora una volta, è che le etichette degli alimenti non sono sempre chiare quindi, anche se le persone volessero davvero leggere ed usare al meglio le etichette, trovano difficile farlo.
Ma partiamo dalla teoria; le etichette degli alimenti ci aiutano a prendere decisioni idealmente più sane grazie alla disponibilità di informazioni su alimenti e nutrizione in un rapido formato di riferimento al fine di scegliere gli alimenti migliori per le nostre esigenze. Inoltre, assicurano una certa responsabilità e trasparenza da parte dei produttori; in altre parole, ciò che vedi sull’etichetta è ciò che in teoria assumi realmente, ma in pratica?
Esistono 2 tipi generali di etichette:
-Etichette legalmente richieste: le quali sono regolate da leggi e regolamenti riguardanti l’imballaggio, la provenienza e le informazioni nutrizionali (ingredienti e valori nutrizionali)
-Etichette fornite dal settore: le quali sono a discrezione del produttore; di solito le troviamo sulla facciata anteriore della confezione.
Cominciamo a separare i fatti dalla finzione, è vero che esistono leggi e normative riguardo l’etichettatura degli alimenti, come le informazioni nutrizionali, il paese di origine, informazioni pertinenti alla salute, la sicurezza, l’agricoltura, se il cibo è OGM (in alcuni casi), eccetera ma bisogna anche e sopratutto dare un giudizio personale su ciò che stiamo acquistando e capire che se qualcosa è etichettato come “a basso contenuto di grassi”, può essere tale solo perchè ha pochi grammi di grassi per minuscola porzione oppure ci sono molte sostanze alimentari tecnicamente molto zuccherine, ma che non vengono etichettate come tali, oppure alimenti indicati come “ricco di fibra”o “fatto con vera frutta”; le informazioni a misura di creatore sono orientate agli interessi dei creatori stessi.
Poniamo adesso l’attenzione alle informazioni sulla faccia anteriore della confezione, servono a catturare l’attenzione del consumatore con colori sgargianti ed informazioni lampo sulle proprietà salutari e benefiche del prodotto; questo dovrebbe idealmente aiutare il consumatore a decide meglio cosa acquistare.
La Food Standard Agency (FSA) britannica ha chiesto alle aziende di utilizzare volontariamente le linee guida per “l’etichetta a semaforo” dal 2005 ed anche in UE si sta discutendo di un sistema simile.
Quest’ultimo si basa sull’identificare i valori nutrizionali di un prodotto alimentare utilizzando una scala cromatica; è un sistema a punteggio secondo il quale il burro nutrito con erba o le noci secche o l’olio di cocco potrebbero classificarsi come alimento “rosso” perchè ricco di grassi.
In tutto questo trambusto bisogna rimanere dei consumatori lucidi e critici e quindi dare maggiore importanza alle informazioni che NOI riteniamo più utili come consumatori attenti alla salute; guardare attentamente come vengono presentati i prodotti, che tipo di messaggi inviano, “alimento ricco di fibre”, magari la fibra è stata aggiunta durante la lavorazione come le vitamine B nei cereali, quindi a tal proposito quando vieni attirato da uno slogan, valuta in maniera obiettiva.
I dibattiti a questo riguardo non riescono ancora a placarsi perchè si è ancora in dubbio su cosa funzioni meglio, sopratutto considerando che persone diverse leggono le etichette in modo diverso o non le leggono affatto, guardano solo il prezzo.
Leggere e comprendere le etichette sono due cose diverse, i produttori sanno che la pubblicità per i bambini ad esempio, è un ottimo modo per ignorare qualsiasi decisione basata sull’etichetta (basta che metti la foto dei Marvel e il gioco è fatto), oppure scrivere in verde la parola “SANO” o “INTEGRALE” e così via.
I consumatori possono anche comprendere un’etichetta semplice come il semaforo, ma ciò non basta per evitare la ricerca di cibi più gustosi senza badare all’etichettatura. Generalmente sono solo le persone più interessate a controllare il loro peso a verificare l’etichette; quelle famose con su scritto “SANO” o “INTEGRALE”.
Quindi mettendo tutto insieme, oltre a tutte queste leggi sulle etichette, bisognerebbe educare il consumatore tramite le figure professionali, quest’ultime in primis a conoscenza del problema.
Bisognerebbe essere meno affrettati nel fare la spesa, la pubblicità si basa su messaggi ad impatto rapido, mangiare cibi veri e non in scatola, questo farà risparmare molto tempo nella lettura di un etichetta, e quando abbiamo bisogno di leggere l’etichetta focalizzare l’attenzione maggiormente sugl’ ingredienti che sulle calorie e i grassi in generale infine promuovere cibi organici e sopratutto locali al di là di qualsiasi punteggio di salubrità.
Indipendentemente da ciò che si decide di acquistare, l’ importante è che l’utente sia cosciente e responsabile della sua scelta alimentare; il quale come consumatore critico ha il potere di fare scelte sane e quindi di usare saggiamente questo potere, perché in fondo, il gioco sta tutto qui.
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