Il sole è un nostro grande amico: riscalda e illumina le nostre giornate, diffonde il buonumore, grazie al potenziamento della produzione di serotonina (ormone del benessere), incide positivamente sulla qualità del sonno, incentivando la produzione di melatonina di notte, stimola la produzione di vitamina D, ormone dalle mille proprietà benefiche, e rappresenta una possibile terapia per alcune dermatiti e casi di psoriasi, patologie della pelle per le quali non è stata ancora trovata una soluzione definitiva.
Ma il sole può diventare il nostro più grande nemico: l’esposizione incontrollata ai raggi solari, ed in particolare ai raggi UV, può essere deleteria per il nostro organismo.
Le radiazioni UV coprono quella porzione dello spettro elettromagnetico con una lunghezza d’onda compresa tra 100 e 400 nanometri (nm) e si dividono in tre categorie principali:
- UVA (315-400 nm)
- UVB (280-315 nm)
- UVC (100-280 nm).
In generale, la capacità di penetrazione, e quindi la “pericolosità” per l’uomo dei raggi UV, aumenta al diminuire della lunghezza d’onda e, di conseguenza, all’aumentare della frequenza.
La maggior parte dei raggi UV che raggiungono la superficie terrestre sono UVA e, in piccola parte, UVB, mentre gli UVC sono totalmente assorbiti dall’atmosfera. Inoltre, i livelli di UV sono influenzati dall’altitudine, altezza del sole, latitudine e nuvolosità.
La pericolosità delle radiazioni UV sta’ nella loro capacità di ridurre lo stato cellulare antiossidante, attraverso la generazione dei ROS, specie reattive dell’ossigeno, che causano stress ossidativo, determinano attivazione di geni pro infiammatori e causano immunosoppressione.
La differenza tra i raggi UVA ed UVB, oltre che in termini di lunghezza d’onda e frequenza, è insita nella diversa capacità di penetrazione della pelle.
I raggi UVA riescono a penetrare nel derma, amplificando così il fisiologico processo d’invecchiamento cutaneo: perdita dell’elasticità, formazione di rughe profonde e cedimento del tono. La produzione di radicali liberi ad opera degli UVA è inoltre responsabile delle intolleranze solari comunemente definite allergie (rossori, prurito, dermatite polimorfa solare), disturbi pigmentari (maschera della gravidanza, macchie) e sviluppo di tumori della pelle.
I raggi UVB, invece, sono diretti allo strato più superficiale dell’epidermide, inducendo lesioni al DNA e comportando, così, precoce atrofia del tessuto e minore efficienza nel processo di rimarginazione delle ferite. Sono responsabili dell’abbronzatura, ma anche delle scottature (eritema solare), delle reazioni allergiche e dei tumori della pelle.
Sulla base della letteratura scientifica, l’OMS ha identificato nove malattie strettamente legate all’esposizione a radiazioni ultraviolette:
- melanoma cutaneo, tumore maligno dei melanociti;
- carcinoma squamoso della pelle, tumore maligno dalla morbilità e mortalità minore rispetto al melanoma;
- carcinoma basocellulare (basalioma), tumore cutaneo che si sviluppa prevalentemente in età avanzata;
- carcinoma squamoso della cornea o della congiuntiva, raro tumore oculare;
- cheratosi, malattie croniche della pelle che in rare occasioni possono generare lesioni pretumorali;
- scottature;
- cataratta corticale, degenerazione del cristallino, che diventa sempre più opaco fino a compromettere la vista e che, in certi casi, può portare anche alla cecità;
- pterigio, inspessimento della congiuntiva che porta a opacizzazione della cornea o a una limitazione dei movimenti oculari;
- riattivazione dell’herpes labiale, a causa dell’immunosoppressione indotta dall’eccesso di UV.
In quest’ottica appare chiara la necessità di godere dei benefici del sole, ma assumendo le giuste precauzioni!!!
Tra le raccomandazioni che dovrebbero sempre essere rispettate c’è la supplementazione di vitamina D.
Perché?
Perché la vitamina D è in grado di esplicare un effetto protettivo sulla pelle. E ora vediamo il motivo.
Infatti in uno studio randomizzato, a 20 partecipanti sono stati somministrati una pillola placebo o 50.000, 100.000 o 200.000 UI di vitamina D un’ora dopo una piccola “scottatura solare” da una lampada UV sul braccio.
I ricercatori hanno seguito i partecipanti 24, 48, 72 ore e 1 settimana dopo l’esperimento e hanno raccolto biopsie cutanee per ulteriori test.
I partecipanti che hanno consumato le dosi più elevate di vitamina D hanno avuto benefici a lungo termine, tra cui una minore infiammazione della pelle 48 ore dopo l’ustione.
I partecipanti con i più alti livelli ematici di vitamina D avevano anche meno arrossamenti cutanei e un salto nell’attività genica correlato alla riparazione della barriera cutanea.
Gli ottimi risultati di questo studio hanno promosso ulteriori indagini, risultanti in uno studio pubblicato nel 2019, il quale ha dimostrato come una singola dose di vitamina D abbia smorzato l’infiammazione e accelerato il recupero dei tessuti in modelli animali.
L’infiammazione ridotta era caratterizzata da una diminuzione delle citochine pro-infiammatorie e culminava nella prevenzione dell’apoptosi cellulare eccessiva, nella conservazione dell’architettura istologica e nel recupero accelerato da una ferita progressiva.
Questa vitamina infatti, se assunta con un opportuno dosaggio, è in grado di modulare il sistema immunitario di ridurre lo stato infiammatorio della pelle ed accelerare il processo di riparazione dei tessuti, a seguito di scottature.
Inoltre è stato dimostrata anche la capacità di ridurre la possibilità di comparsa dell’herpes da esposizione solare.
Gli effetti antivirali della vitamina D sembrerebbero essere legati all’induzione di peptidi antimicrobici, quali la catelicidina LL-37, in primis, e la beta defensina 2 umana, in misura minore, in grado di distruggere le membrane batteriche, attraverso interazioni elettrostatiche.
Interazioni simili possono verificarsi anche nei confronti di quei virus il cui capside presenta un rivestimento esterno lipidico da cui sporgono delle proteine di superficie, fondamentali per il legame con le cellule e l’immunità, supportando l’ipotesi che l’effetto antivirale sia legato ad un’ interruzione di questo rivestimento.
Infatti l’incubazione diretta di LL-37 con virus herpes simplex HSV-1 ha mostrato una significativa riduzione dose-dipendente del titolo di HSV-1 rispetto ai controlli.
Mentre uno studio coreano ha messo in evidenza la capacità della vitamina D di ridurre l’insorgenza del virus dell’herpes riducendo l’espressione di alcuni recettori chiamati TLR e delle citochine, proteine che svolgono un ruolo chiave nei processi infiammatori.
Tuttavia sono necessari ulteriori studi per meglio comprendere i meccanismi dei peptidi indotti dalla vitamina D, e della stessa vitamina D, sull’effetto antivirale.
E quindi ancora una volta la vitamina D ha dimostrato di avere effetti protettivi sul nostro di salute e preventivi nelle scottature solari, negli eritemi solari e nella comparsa degli herpes virus dopo esposizione prolungata ai raggi solari.
Dott. Atanasio De Meo
Farmacista
Dottore in Scienze e Tecnologie e dei Prodotti Salute
Diploma di Master in Nutrizione Clinica
Biointegra 3.0
tel. 392 46 00 170
email: nutrizioneebenessere.bio@gmail.com
FONTI
“Global Solar UV Index. A Practical Guide“, Oms 2002
Beard, Jeremy A., Allison Bearden, and Rob Striker. “Vitamin D and the anti-viral state.” Journal of Clinical Virology 50.3 (2011): 194-200.
Choi, Bunsoon, Eun-So Lee, and Seonghyang Sohn. “Vitamin D3 ameliorates herpes simplex virus-induced Behcet’s disease-like inflammation in a mouse model through down-regulation of Toll-like receptors.” Clin exp rheumatol 29.4 Suppl 67 (2011): S13-S19.
Scott, Jeffrey F., et al. “Oral vitamin D rapidly attenuates inflammation from sunburn: an interventional study.” Journal of Investigative Dermatology 137.10 (2017): 2078-2086.
Das, Lopa M., et al. “Vitamin D improves sunburns by increasing autophagy in M2 macrophages.” Autophagy 15.5 (2019): 813-826.