Edifici e salute: il rischio microbiologico.

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rischio microbiologico, Edifici e salute: il rischio microbiologico. Batteri, lieviti e muffe, i nostri coinquilini.

Ecco l’ultimo appuntamento con i rischi legati agli edifici:  il rischio microbiologico.

E’ utile una premessa: non tutti i microrganismi sono patogeni o dannosi. Molti di essi sono indispensabili per l’uomo. Ci occuperemo ora di quelli che possono darci dei problemi nell’ambiente in cui viviamo.

Il rischio microbiologico fa parte dei rischi da agenti biologici.
Il decreto legislativo 81/08, che regolamenta la sicurezza nei luoghi di lavoro,  si occupa di prevenzione e  protezione quando sussiste un rischio di esposizione agli agenti biologici dei lavoratori.  La prevenzione del rischio biologico è quindi prevista negli ambienti di lavoro ma non ci sono regole per gli ambienti domestici!

Vediamo quindi come fare!

Negli ambienti indoor è presente una grande varietà di agenti biologici che comprendono:

  • microrganismi (virus, batteri, muffe, lieviti, funghi, protozoi, alghe),
  • insetti (acari, aracnidi),
  • materiale biologico derivato (frammenti di esoscheletro, escreti, tossine)
  • materiale organico di origine vegetale (pollini).

COME ESPLICANO LA LORO AZIONE?
azione infettiva, svolta da batteri, protozoi, virus, muffe e lieviti (ad es. Legionella pneumophila, Aspergillus fumigatus ecc.);
azione allergizzante, sostenuta da actinomiceti termofili, da microfunghi (Aspergillus, Alternaria, Penicillium,  Aureobasidium, ecc.), protozoi (Naegleria gruberi, Acanthamoeba ecc.) o metaboliti microbici. In questo caso i soggetti esposti manifestano riniti, sinusiti, asma, alveoliti o febbri, descritte come Organic Dust Toxic Syndrome (ODTS);
azione tossica, svolta da prodotti del metabolismo di alcuni agenti biologici quali endotossine, micotossine e 1-3 ß-D-glucani.

ORIGINE
Tra gli agenti biologici elencati parleremo nell’articolo della contaminazione microbiologica cioè quella di cui sono responsabili batteri, lieviti e muffe.
Troviamo le principali fonti di inquinamento microbiologico degli ambienti indoor negli occupanti (uomo e animali).
Ma anche nell’acqua stagnante, nei residui di alimenti, nelle piante, nei rifiuti, nella polvere, nelle strutture, nei servizi tecnologici dell’aria
In assoluto il maggior serbatoio è il corpo umano con differenti concentrazioni nelle diverse zone del corpo legate anche alla presenza di abiti. Molto importanti nella distribuzione dei microrganismi sono gli atti del parlare, starnutire e tossire.
Polvere, legno, materiale isolante, carta da parati, manufatti tessili per arredamento, tappeti, tappezzerie, ecc. si configurano come substrati per l’adesione dei microorganismi. Lo sono soprattutto quando si verificano condizioni idonee di temperatura e umidità: è quindi fondamentale l’attenzione al microclima.

Negli anni ’70 è stata descritta la “Sindrome dell’edificio malato” (Sick Building Sindrome, SBS)”.
Si tratta di una patologia che comprende svariati sintomi aspecifici, quali: irritazione oculare, cefalea, secchezza delle vie respiratorie, sonnolenza, eritemi e pruriti cutanei. SBS sembra sia collegata alle condizioni dell’edificio in cui i soggetti colpiti trascorrono buona parte del loro tempo.
Si ritiene che l’inquinamento microbiologico giochi un ruolo determinante in questa sindrome anche se ancora oggi non esistono correlazioni certe tra SBS e contaminazione microbiologica.

E’però vero che la composizione della flora microbica in edifici malati è completamente diversa rispetto a quella esterna con predominanza di agenti allergizzanti.

COME ARRIVANO A NOI
Gli agenti microbiologici presenti nell’aria, sono trasportati sotto forma di bio-aerosol. Sono legati a polvere, particelle liquide o altri contaminanti naturalmente presenti (emulsioni oleose, polvere di legno, ecc.).

Ne consegue il rischio, per l’essere umano, di esposizione per via inalatoria, per contatto con superfici e oggetti contaminati o per ingestione.
Per gli agenti biologici è difficile valutare l’entità dell’esposizione. Inoltre non sono stati definiti limiti di contaminazione utilizzabili come valori soglia ma solo valori di riferimento.

Di seguito si riporta una tabella con i valori di riferimento per le abitazioni.

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In generale si usano i valori di riferimento europei. E’ interessante segnalare che in Italia, Dacarro e collaboratori hanno proposto un altro tipo di approccio per la valutazione delle cariche microbiologiche da correlare ad un giudizio sulla qualità dell’aria.
Questo metodo tiene conto di diversi aspetti e si configura quindi come un indice complesso e mediato nella valutazione del rischio microbiologico.

MISURE PER RIDURRE L’ESPOSIZIONE
I contaminanti microbiologici possono essere controllati mediante una manutenzione adeguata dell’edificio, dei materiali impiegati e dei sistemi di ventilazione e condizionamento.
In particolare si raccomandano le seguenti misure:

  • mantenere accuratamente pulite tutte le superfici, in particolare quelle che vengono a contatto con i cibi.
  • ridurre il più possibile i livelli di polvere negli ambienti chiusi.
  • lavare regolarmente tessuti d’arredamento ove possibile.
  • aumentare la ventilazione negli ambienti, riscaldare tutte le stanze durante l’inverno.
  • mantenere un livello di umidità relativa nell’abitazione inferiore al 60%.
  • assicurarsi che venga fatta regolare manutenzione e pulizia di umidificatori, vaporizzatori e componenti degli impianti di climatizzazione, compresa la pulizia e sostituzione regolare dei filtri; utilizzare, ove necessario, sistemi di ventilazione/condizionamento, dotati di filtri speciali.
  • mantenere puliti gli ambienti destinati agli animali domestici.

Tra queste regole generali assume particolare importanza la manutenzione degli impianti di climatizzazione per via del rischio di esposizione alla Legionella pneumophila. L’argomento è  già trattato su Scienzintasca in un articolo specifico.

Un altro tema che merita uno spazio a parte è l’igiene ed il conseguente rischio microbiologico degli ambienti in cui si prepara il cibo. Saremo presto da voi anche con questo argomento!

Fonte dati:

  • Inail 2010. Il monitoraggio microbiologico negli ambienti di lavoro. Campionamento e analisi
  • Inail 2006. Microclima, illuminazione ed areazione ne luoghi di lavoro
  • Opuscoli del Ministero della Salute. Direzione generale della prevenzione sanitaria-Direzione generale della comunicazione e dei rapporti europei e internazionali
  • ISS 2013. Strategie di monitoraggio dell’inquinamento di origine biologica dell’aria in ambienti indoor

http://www.salute.gov.it/portale

https://www.inail.it/

“LE INDICAZIONI CONTENUTE IN QUESTO SITO NON DEVONO IN ALCUN MODO SOSTITUIRE IL RAPPORTO CON IL MEDICO. E’ PERTANTO OPPORTUNO CONSULTARE SEMPRE IL PROPRIO MEDICO CURANTE E/O LO SPECIALISTA”

 

Dott.ssa Annalisa Gussoni

E’ nata a Milano il 29 agosto 1961. Dopo il diploma di liceo Classico ha conseguito la laurea in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Milano, il 14 ottobre 1986, riportando la votazione di 110/110. Ha superato, al termine del tirocinio obbligatorio (gennaio 1987- gennaio 1988), l’esame per l’abilitazione alla professione di biologo nel 1988. E’ iscritta all’Ordine Nazionale dei Biologi dal 1988. Ha svolto la libera professione come consulente ambientale a partire dal 1988 collaborando sia con aziende private che con enti pubblici. Nel frattempo ha lavorato per circa dodici anni, dal 2000 al 2011 presso il Settore Politiche Ambientali del Comune di Milano, prima come dirigente e poi come direttore, dove ha partecipato ai più importanti progetti in campo ambientale. Nel periodo di libera professione è stata responsabile per dieci anni di un laboratorio di microbiologia dove si è occupata sia di microbiologia ambientale che di microbiologia degli alimenti seguendo numerosi corsi di formazione ed aggiornamento. La passione per lo studio dei rapporti tra nutrizione ed ambiente ha portato, nel 2013, all’avvio dello studio professionale come biologa nutrizionista. Da allora ha seguito numerosi corsi di approfondimento, ha organizzato eventi per la promozione della Dieta Mediterranea (DM) ed ha collaborato, nel 2014, con lo Studio di Ginecologia del Dott. Franco Vicariotto sul tema dell’alimentazione in menopausa. La sua visione dell’importanza dei rapporti tra ecologia e nutrizione ha trovato pieno conforto con l’ultima revisione della piramide alimentare della DM in cui per la prima volta un lato della piramide è dedicato all’impatto ambientale. In generale ha ottime capacità di rapportarsi sia con i collaboratori che con i pazienti, nonché una spiccata attitudine a parlare e promuovere le proprie competenze in pubblico.

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