Quante volte abbiamo sentito dire che l’intestino è il nostro secondo cervello?
Tra il sistema nervoso centrale e la fitta rete di cellule nervose che troviamo nell’intestino (il cosiddetto sistema nervoso enterico) c’è, infatti, un’intensa e continua comunicazione bidirezionale. Un po’ tutti ne abbiamo sperimentato gli effetti: chi non ha mai sofferto di mal di pancia o addirittura di attacchi incontrollabili di diarrea prima di un esame o di un evento importante nella propria vita? Quanti hanno avuto le famose farfalle allo stomaco dopo essere stati colpiti dalle frecce di Cupido?
Che intestino e cervello possano comunicare è noto da lungo tempo; tuttavia, è stato scoperto che in questa via di comunicazione gioca un ruolo molto importante anche un altro attore: il microbiota intestinale.
Le nuove frontiere dell’immunologia già sembrano puntare molto sulla grandissima comunità di microbi che popola il nostro apparato digerente e in particolare l’intestino. Tra le funzioni benefiche più importanti che vengono riconosciute al microbiota, ricordiamo:
- Mantiene continuamente un basso livello di infiammazione intestinale, necessario, soprattutto nei primi anni di vita, per un sano sviluppo del sistema immunitario
- Dalla funzione precedente scaturisce prevenzione per allergie, asma, dermatiti, patologie autoimmuni, nonché protezione da infezioni batteriche e virali
- E’ fondamentale per una corretta funzionalità intestinale: sono ormai di uso comune i cosiddetti probiotici, tanto nella cura quanto nella prevenzione di stipsi e diarrea
L’aspetto più affascinante risiede nel fatto che i minuscoli abitanti dell’intestino siano in grado di influenzare anche le funzionalità nervose; infatti, ormai si parla di asse cervello – intestino – microbiota. Lungo tale asse le informazioni corrono tra un membro e l’altro in maniera bidirezionale: ciò significa che non è soltanto il cervello a poter inviare comandi o comunque messaggi in generale ad intestino e microbiota, ma che anche questi ultimi due possano a loro volta influenzare il cervello stesso. In particolare il microbiota può inviare segnali al cervello sia attraverso i neuroni del sistema nervoso enterico, sia attraverso le vie nervose esterne all’intestino, nonché tramite percorsi neuro-endocrini.
Pensare che i batteri intestinali riescano a controllare in qualche modo i processi nervosi ha un fascino enorme. Gli studi condotti finora non sono ancora molto chiari in merito ai meccanismi di tali intrecci biologici. Tuttavia il principio di base sembrerebbe essere molto semplice: in tutte le persone con disturbi riguardanti il sistema nervoso (depressione, autismo, malattie neurodegenerative, ecc.) i livelli di citochine infiammatorie sono molto alti; i batteri “buoni”, i cosiddetti psicobiotici, sono in grado di abbassare tali livelli per mezzo di attività biochimiche, e questo non può che riflettersi positivamente sulla salute mentale.
Pertanto, pensare al ripristino dell’eubiosi, cioè il sano equilibrio tra le varie specie microbiche che popolano il nostro organismo (in particolar modo l’intestino), potrebbe essere un validissimo supporto per la prevenzione o addirittura la cura delle malattie del sistema nervoso.
BIBLIOGRAFIA
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