Per oltre un secolo, il concetto di immagine corporea ha interessato e affascinato psicologi, neurologi e comportamentisti e la definizione più appropriata fu quella di Paul Schilder risalente al 1935 ed afferma che: “L’immagine corporea è l’immagine e l’apparenza del corpo umano che ci formiamo nella mente, e cioè il modo in cui il nostro corpo ci appare”.
Successivamente, nel 1994 Slade, presentò un modello schematico generale relativo all’identificazione della natura dell’immagine corporea. Questo modello suggeriva che l’immagine corporea fosse concepita come una rappresentazione mentale libera del corpo che è influenzata da una serie di fattori, come la fluttuazione del peso, le norme culturali e sociali, gli atteggiamenti individuali verso il peso e la forma, le variabili cognitive e affettive, la psicopatologia individuale e le variabili biologiche.
L’immagine corporea è costituita da una componente percettiva legata al fatto di come una persona visualizza la taglia e la forma del proprio corpo, una componente attitudinale ovvero quello che la persona pensa e conosce del proprio corpo, una componente affettiva legata alle emozioni e ai sentimenti che la persona nutre verso il proprio corpo ed infine una componente comportamentale legata all’alimentazione e all’attività fisica. La maggior parte delle donne modificherebbe qualcosa del proprio corpo e la distorsione dell’immagine corporea è definita dalla psicologia come l’insieme di eccessiva preoccupazione rispetto alla forma e alle dimensioni del proprio corpo. Questa dimensione psicopatologica è tipica nei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) ed è frequente nell’anoressia e nella bulimia nervosa. Le persone con Disturbo Comportamentale Alimentare (DCA) sono di solito donne poiché l’incidenza dei DCA negli uomini risultano essere del 5 -10 % essendo oltretutto stata scarsamente studiata in questa categoria.Dal punto di vista neurologico, psicologico e clinico, la distorsione dell’immagine corporea è diventata oggetto di numerosi studi. Ricerche recenti hanno sottolineato l’importanza dei fattori emotivi e comportamentali rispetto agli aspetti puramente percettivi della stima delle dimensioni del corpo. Inoltre, la distorsione dell’immagine corporea cambia con l’aumento di peso e complica il processo di intervento terapeutico. A volte, anche dopo che il comportamento alimentare patologico è stato risolto, l’attenzione costante al corpo è ancora un fattore correlato alla ricorrenza della malattia. E’ molto importante sottolineare che l’insoddisfazione corporea vissuta dalle donne non può essere considerata come la conseguenza di una patologia individuale, ma bisogna considerarla come un sistematico fenomeno sociale.
Il corpo e la sua costruzione rappresentano un concetto utile a comprendere l’esperienza delle donne e il legame che intercorre con le relazioni di potere tra uomo e donna.
Le società rappresentano il fulcro di questa prospettiva e quelle occidentali ad esempio individuano una dualità tra la mente ed il corpo; alla mente sono associati gli uomini e al corpo le donne.
I corpi delle donne vengono spesso giudicati in base a quelli degli uomini, che sono visti come standard e ciò può essere constatato esaminando i valori e le pratiche culturali della società. Ad esempio, il corpo che i mass-media dipingono come attraente, magro e muscoloso evidenziano una tipologia corporea che è più vicina all’universo maschile che a quello femminile e c’è da sottolineare, inoltre, che il corpo femminile maturo, quando presenta grasso a livello dei fianchi e delle cosce, non è considerato attraente. L’associazione delle donne con il corpo e questa presunta devianza del corpo femminile, delineano il contesto per l’esperienza corporea femminile. E’ un contesto che incoraggia la costruzione delle donne e delle ragazze come oggetti da guardare e da giudicare, in base a quanto i loro corpi aderiscono agli standard culturali.
Questa “costruzione” inizia molto presto, quando le ragazze giovani cominciano ad essere lodate per il loro aspetto esteriore ed imparano ad essere giudicate in base a come appaiono agli occhi esterni. Le donne cominciano un po’ alla volta a dipendere dal giudizio e dall’approvazione degli altri. Questa teoria non prende in considerazione la patologia individuale, ma sottolinea in modo particolare il ruolo del contesto sociale nell’insoddisfazione femminile.
A rendere, l’esperienza corporea negativa delle donne, è il contesto sociale che stabilisce degli standard ideali, spesso irraggiungibili volti a suggellare la donna come un oggetto da guardare e giudicare. Queste teorie hanno avuto un impatto importante sulla ricerca psicologica riguardante l’immagine corporea e un importante concetto tratto da questa prospettiva tutta al femminile è quello dell’OBC, Objectified Body Consciousness, ovvero coscienza corporea oggettivata, il quale include tre elementi fondamentali: la sorveglianza corporea, l’interiorizzazione degli standard corporei culturali e le credenze sul controllo dell’aspetto fisico.
Quando si parla di sorveglianza corporea ci si riferisce all’atto di guardare sé stessi con gli occhi di un osservatore esterno. Le ricerche a riguardo mostrano che se le persone prestano attenzione al modo in cui sono percepite dagli altri, esse cercano di soddisfare gli standard corporei ideali; se questi standard non vengano raggiunti, le persone provano emozioni negative e diventano ancora più suscettibili all’influenza del pensiero degli altri. L’interiorizzazione degli standard corporei culturali portano a una donna ad interiorizzare gli standard corporei che impone la società e la stessa, comincia a sperimentarli come se provenissero dai suoi stessi desideri e questo rende difficile la possibilità di cambiarli. Più le donne riescono ad avvicinarsi alla forma corporea ideale, più sperimentano un senso di potere; provano invece un senso di vergogna se ciò non accade. Infine le credenze sul controllo dell’aspetto fisico, rappresenta la garanzia che, con uno sforzo, gli standard corporei culturali possono essere raggiunti, e devono essere ritenuti raggiungibili. Queste credenze possono procurare alle donne conforto per lo stress, procurato dai tentativi di raggiungere gli standard impossibili, e un senso di competenza nel riuscire a controllare il proprio corpo. Il cambiamento dell’immagine corporea è una lotta continua per le donne con disturbi alimentari ed è per questo che i programmi di trattamento dovrebbero prevedere un lavoro sistematico sull’immagine corporea, che non si limiti alla valutazione di variabili quali l’insoddisfazione corporea, ma che prenda in considerazione tutti gli aspetti del disturbo, inclusi i ruoli situazionali, i comportamenti e gli atteggiamenti specifici. Quando la letteratura riguardante l’immagine corporea ha iniziato a svilupparsi, a partire cioè dal tardo 1970, quando i disturbi alimentari cominciarono ad acquistare maggior rilevanza, l’attenzione veniva rivolta alla valutazione, alla patologia e allo sviluppo dell’immagine corporea, trascurando la possibilità di prevenzione e di modifica. L’attenzione all’immagine corporea andrebbe prestata non solo in fase di cura, ma anche in fase di prevenzione, e questo, unito alla conoscenza della sua modificazione, potrebbe essere utile non solo alle persone che già presentano tali disturbi, ma anche a quelle persone che si trovano in una situazione a rischio.
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