La letteratura internazionale da tempo segnala che la medicina di genere sia sempre più l’approccio corretto per la cura di molte patologia. Il genere femminile è un predittore indipendente di sottotrattamento con farmaci salvavita che curano fattori di rischio cardiovascolare, quali ACE-I, statine, terapie per l’ipertensione arteriosa e per le dislipidemie, sia nelle donne in generale che in donne con diabete. In particolare, studi di metanalisi svolti da un gruppo di ricerca americano hanno riscontrato che donne affette da diabete di tipo II abbiano una mortalità superiore del 50% rispetto agli uomini di pari età.
In Italia, dati raccolti dalla rete di servizi di diabetologia hanno confermato che esistono differenze legate al genere. In particolare le donne, soprattutto quelle più giovani (età 35 (obesità di II grado) in una percentuale quasi doppia rispetto agli uomini di pari età (28.6% vs 15.5%), differenza che si mantiene fino ai 75 anni di età (18.7% vs 8.7%). Nelle donne l’obesità è, infatti, il maggiore fattore di rischio per l’infarto del miocardio. Donne e uomini diabetici mostrano valori simili di Emoglobina Glicata (HbAlc) alla diagnosi ma, nel corso della malattia, le donne rispondono con un compenso metabolico peggiore rispetto agli uomini, ricorrendo a schemi terapeutici più intensivi (insulina e ipoglicemizzanti orali) molto più spesso rispetto agli uomini. Anche i valori di LDL sono sistemicamente più elevati nelle donne diabetiche fin dalla diagnosi, sia che siano trattate con statine che non trattate. Tale quadro negativo si amplifica con l’età, confermando che donne più anziane affette da diabete di tipo II sono maggiormente esposte ad eventi cardiovascolari. Per quanto riguarda l’ipertensione, i valori risultano simili a quelli degli uomini, tuttavia, le donne necessitano anche in questo caso di un trattamento terapeutico più intensivo.
Per concludere, i dati italiani sul diabete di tipo II evidenziano differenze di genere a sfavore delle donne. Sono necessarie a tale proposito: nuove ricerche di genere sugli effetti dei farmaci per avere cure più mirate e personalizzate; la verifica dell’aderenza alle terapie prescritte ed il coinvolgimento maggiore dei pazienti (in particolare le donne) nel loro percorso di cura.
Le donne si prendono cura di tutta la famiglia ma dovrebbero iniziare a prendersi un po’ più cura di sé stesse dedicandosi del tempo per abbracciare uno stile di vita più salutare.
Bibliografia: