L’estate è alle porte, le temperature si alzano, e noi non vediamo l’ora di godere del nostro mare e abbronzare la nostra pelle… (covid permettendo).
Ma un dubbio sorge spontaneo l’esposizione al sole fa bene o fa male???
Non potremmo mai affermare che l’esposizione solare controllata è deleteria, mai, perché i benefici di una corretta esposizione sono largamente dimostrati.
Tra questi i più noti vantaggi ricadono sul benessere dell’umore, in quanto può rappresentare un eccellente rimedio per determinate forme di depressione stagionale, nella regolazione dei ritmi circadiani e quindi del ciclo sonno-veglia, nella prevenzione e cura di patologie dermiche come psoriasi, vitiligine, acne ed eczemi, nella cura delle patologie respiratorie come l’asma bronchiale, oltre ad i ben conosciuti effetti positivi sull’apparato muscolo scheletrico derivanti dalla sintesi di vitamina d nella prevenzione delle fratture, del rachitismo, dei reumatismi, dell’osteopenia, dell’osteoporosi etc.. etc..
Ma l’esposizione solare incontrollata in alcuni casi può causare anche dei problemi ai danni della pelle.
Questo perché la cute è continuamente esposta a insulti stressanti provenienti dall’esterno e subisce quindi, oltre all’invecchiamento fisiologico (crhono-aging), anche i danni del cosiddetto foto-aging.
Le sostanze chimiche, l’inquinamento atmosferico, le infezioni batteriche, il fumo di sigarette, il consumo di alcol, le carenze nutrizionali e lo stress psichico, provocano infatti delle profonde alternazioni alle strutture cutanee che comportano alla cute manifestazioni macroscopicamente visibili, ma tra tutti, i principali responsabili dell’invecchiamento indotto sono i raggi ultravioletti UVA e UVB in quanto hanno la capacità di incrementare fino al 90% il danno cutaneo.
È evidente come la cute delle aree del corpo più esposte come viso, collo, decolletè, mani e avambracci sia caratterizzata dalla presenza di visibili alterazioni come profonde rughe, discromie, neoangiogenesi, ispessimento del tessuto connettivale del derma ed elastosi.
Tra i più noti il photoaging e la photocarcinogenesi sono processi causati dall’azione delle radiazioni ultraviolette che agiscono alterando processi e componenti fondamentali per l’omeostasi cutanea: il DNA, l’equilibrio cellulare antiossidante, il pathways di trasduzione del segnale, l’immunità e la matrice extracellulare.
Le radiazioni UV riducono lo stato cellulare antiossidante attraverso la generazione dei ROS, specie reattive dell’ossigeno, che causano stress ossidativo; inoltre determinano attivazione di geni pro infiammatori e causano immunosoppressione.
Da studi si evince che gli effetti degli UVB sono diretti allo strato più superficiale, inducendo lesioni al DNA comportando così precoce atrofia del tessuto e minore efficienza nel processo di rimarginazione delle ferite.
In particolare uno studio su cute ricostituita, ha dimostrato che a seguito di una singola esposizione ai raggi UVB, dopo tre giorni si evidenziava disorganizzazione nello strato dell’epidermide con paracheratosi, ispessimento cioè tipico di cute infiammata, con incremento della proliferazione cellulare.
Gli UVA riescono invece a penetrare nel derma, amplificando così il fisiologico processo d’invecchiamento cutaneo: perdita dell’elasticità, formazione di rughe profonde e cedimento del tono.
In particolare gli UVA attraversano le nuvole, il vetro e l’epidermide e, diversamente dagli UVB, sono indolore e sono in grado di penetrare molto in profondità nella pelle, fino a raggiungere le cellule del derma. In quanto principali cause della produzione dei radicali liberi, gli UVA possono alterare le cellule nel lungo termine e provocare fotoinvecchiamento: una variazione nell’orientamento delle fibre di elastina e collagene che causa il rilassamento della pelle, la perdita di tono e la comparsa delle rughe oltre che intolleranze solari comunemente definite allergie (rossori, prurito, dermatite polimorfa solare), disturbi pigmentari (maschera della gravidanza, macchie), sviluppo di tumori della pelle.
Gli UVB sono invece i responsabili della tintarella. I raggi UVB costituiscono il 5% della radiazione ultravioletta che raggiunge la Terra. Hanno molta energia e, sebbene siano bloccati da nuvole e vetro, possono penetrare l’epidermide. Sono i responsabili dell’abbronzatura, ma anche delle scottature (eritema solare), delle reazioni allergiche e dei tumori della pelle. È quindi importante proteggere la pelle dalle radiazioni indiscriminate sia dai raggi UVA che dagli UVB.
Attraverso la nutraceutica è possibile attuare delle strategie di foto-protezione per il photoaging e la photocarcinogenesi, utilizzando sostanze che agiscono come filtri solari, neutralizzando gli effetti negativi delle radiazioni UV.
Tra gli antiossidanti dalle numerose e validate funzioni foto protettive della cute abbiamo:
- Acido ascorbico (Vitamina C)
- Tocoferoli (Vitamina E)
- Carotenoidi (provitamina A)
- Vitamina D
- Acidi grassi omega 3
La vitamina C, oltre ad essere un potente antiossidante, è un cofattore fondamentale per gli enzimi coinvolti nella sintesi del collagene. È inoltre in grado di ridurre le ipercromie, favorire l’idratazione attraverso la protezione della barriera epidermica, e ridurre gli eritemi.
La supplementazione di 2000 mg/giorno di vitamina C è efficace nella foto protezione della cute.
La vitamina E ha dimostrato capacità di ridurre il numero di scottature da UV, sia per la sua attività antiossidante che per la sua capacità di aumentare lo spessore epidermico. Un dosaggio di 1000 UI/giorno per due settimane ha dimostrato di prevenire scottature da esposizione solare.
Tra i carotenoidi, il b-carotene è quello maggiormente utilizzato in prodotti commerciali per la foto-protezione.
Studi sull’uso sistemico dimostrano che l’assunzione di 15-30 mg/giorno per un periodo di almeno dieci settimane genera effetto protettivo contro l’eritema UV-indotto. È però necessario rispettare dose e durata di trattamento per poter godere dei suddetti effetti protettivi.
Negli ultimi anni, però, tra i carotenoidi, l’attenzione si è rivolta al licopene, particolarmente presente nel pomodoro, ma anche in anguria, pompelmo, papaya e guava rossa, il quale possiede un’alta capacità antiossidante rispetto ad altri carotenoidi.
Numerosi studi in vivo hanno dimostrato che un’assunzione fino a 10 mg/giorno di licopene riduce i danni al DNA, abbassa la suscettibilità allo stress ossidativo dei linfociti, diminuisce l’ossidazione delle LDL, riducendo così la sensibilità cutanea nei confronti delle radiazioni UV.
Inoltre il consumo regolare di 2 g/giorno di olio pesce, ricco di acidi grassi omega 3, è stato dimostrato essere in grado di ridurre le cheratosi attiniche, proteggere dai danni UV-indotti e contribuire alla lotta all’infiammazione.
Infine come non citare la vitamina d.
In uno studio randomizzato, a 20 partecipanti sono stati somministrati una pillola placebo o 50.000, 100.000 o 200.000 UI di vitamina D un’ora dopo una piccola “scottatura solare” da una lampada UV sul braccio.
I ricercatori hanno seguito i partecipanti 24, 48, 72 ore e 1 settimana dopo l’esperimento e hanno raccolto biopsie cutanee per ulteriori test.
I partecipanti che hanno consumato le dosi più elevate di vitamina D hanno avuto benefici a lungo termine, tra cui una minore infiammazione della pelle 48 ore dopo l’ustione.
I partecipanti con i più alti livelli ematici di vitamina D avevano anche meno arrossamenti cutanei e un salto nell’attività genica correlato alla riparazione della barriera cutanea. Misurando l’attività dei geni nelle biopsie, i ricercatori hanno anche scoperto un potenziale meccanismo alla base del modo in cui la vitamina D aiuta la riparazione della pelle. I risultati suggeriscono che la vitamina D aumenta i livelli di un enzima antinfiammatorio, l’arginasi-1. L’enzima migliora la riparazione dei tessuti dopo il danno e aiuta ad attivare altre proteine antinfiammatorie.
Molti studi dimostrano come le sostanze naturali, presenti anche negli alimenti, svolgano un ruolo protettivo e curativo sui danni indotti dai radicali liberi in seguito all’esposizione solare. Da qui l’esigenza di una fotoprotezione per via sistemica, in grado di garantire un’adeguata biodisponibilità di sostanze che neutralizzano i radicali liberi, prima che questi ledano le cellule.
In conclusione è possibile prevenire i danni legati all’esposizione solare attraverso un’opportuna integrazione, ma è necessario rispettare dosi, modalità e durata dei trattamenti per godere degli effetti benefici delle sostanze utilizzate.
Dott. Atanasio De Meo
Farmacista
Dottore in Scienze e Tecnologie del Fitness e dei Prodotti della Salute
Diploma di Master in Nutrizione Clinica
Biointegra 3.0
Tel. 3924600170
Email. nutrizioneebenessere.bio@gmail.com