L’estate è alle porte e la temperatura comincia ad alzarsi, così, oggi vi parlerò di idratazione, sport e performance. Quando ho iniziato a svolgere la professione di farmacista, ribadivo sempre che prima di parlare di alimentazione, integrazione e sport si sarebbe dovuto parlare di idratazione.
Infatti, senza acqua non potremmo vivere, considerando le numerose funzioni che svolge per il nostro corpo, dalla regolazione della temperatura corporea al trasporto dei nutrienti, dall’eliminazione delle tossine alla lubrificazione delle articolazioni. Assodato questo, ogni giorno perdiamo acqua principalmente sotto forma di sudore, urina e con la respirazione, mentre viene acquisita con la dieta. Sebbene il contenuto dell’acqua corporea sia costante, il ricambio può variare in alcune condizioni, come quando si pratica attività sportiva. Andando nello specifico, l’acqua del corpo di un atleta varia dal 45% al 75% e dipende dalla composizione corporea, dall’età e dal sesso.
L’acqua corporea è suddivisa in due scomparti: intracellulare ed extracellulare. Il compartimento intracellulare rappresenta circa il 55%-65% dell’acqua corporea, mentre quello extracellulare costituisce il restante 35%-45%. Lo spazio extracellulare può essere ulteriormente suddiviso nel compartimento del fluido interstiziale e quello intravascolare (circa il 7.5% dell’acqua corporea).
Poiché l’acqua è un componente importante del volume vascolare, è assodato che quando il corpo dell’atleta diventa ipoidratato (non correttamente idratato), può verificarsi una riduzione del flusso sanguigno della pelle e la diminuzione della sudorazione, compromettendo la regolazione della temperatura corporea. Diversi studi hanno dimostrato che una lieve ipoidratazione, equivalente alla perdita del 2% di acqua della massa corporea, può essere sufficiente per compromettere le prestazioni fisiche. Difatti, maggiori perdite di acqua si traducono in maggiori riduzioni delle prestazioni, specialmente in condizioni di caldo. Sebbene gli effetti dannosi dell’ipoidratazione sulle prestazioni siano più pronunciati in condizioni di caldo, tali effetti sono stati osservati anche in condizioni di freddo.
Ma quali sono le cause della diminuzione della performance? Esistono diversi motivi per cui l’ipoidratazione si traduce in una riduzione delle prestazioni fisiche. La conseguenza più importante dell’ipertermia (aumento della temperatura corporea) indotta dalla disidratazione durante l’esercizio è una riduzione del 25%-30% della gittata sistolica, che non è generalmente soddisfatta con un aumento proporzionale della frequenza cardiaca. Ciò si traduce in una riduzione della gittata cardiaca e della pressione arteriosa, quindi nella diminuzione della performance. Inoltre, durante l’esercizio al caldo, la dilatazione dei vasi sanguigni della pelle riduce la proporzione della gittata cardiaca dedicata alla perfusione dei muscoli. Pertanto, diventare significativamente ipoidratati comprometterà anche la capacità del corpo di perdere calore. Ciò significa che la temperatura corporea aumenta più rapidamente durante l’esercizio quando il corpo è ipoidratato, e questo è comunemente accompagnato da una frequenza cardiaca più elevata durante l’esercizio (l’aumento della frequenza cardiaca si traduce nell’incapacità di sostenere a lungo quello sforzo). Infine, l’aumento della temperatura corporea durante l’esercizio fisico, in uno stato ipoidratato, è associato anche ad un aumento della degradazione del glicogeno muscolare.
Fonti:
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26917108/
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/4033401/
Dott. Atanasio De Meo
Farmacista
Dottore in Scienze e Tecnologie del Fitness e dei Prodotti della Salute
Diploma di Master in Nutrizione Clinica
CEO di BIOINTEGRA 3.0 SRL
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