1914, New York City.
La United States Radium Corporation inizia la produzione di vernici radioluminescenti a partire dalla carnotite. La carnotite è un minerale contenente uranio che, decadendo, produce dapprima il radio e poi il radon. Il minerale dunque, estratto da miniere nello Utah ed in Colorado, subiva in azienda un lungo processo di trasformazione e purificazione in radio, elemento base delle vernici luminose, le “Undark”.
Erano gli anni in cui si respiravano venti di guerra. La prima guerra mondiale era alle porte. Grazie all’innovazione delle vernici luminose, l’azienda divenne la ditta appaltatrice del ministero della difesa statunitense, cui si procurava di fornire orologi e strumenti di vigilanza radio-illuminati. Vennero aperte altre sedi tra cui una ad Orange (Illinois) nel 1917.
Erano anche gli anni della lotta femminista all’indipendenza economica. La United States Radium Corporation assunse centinaia di lavoratrici, dai 14 anni in su. Il loro compito era quello di disegnare, con un pennello intinto nella vernice radioluminescente, i numeri da collocare sugli orologi da polso.
Ma non è tutto oro quello che luccica. Fu di fatto la loro condanna a morte. Nessuna di loro fu avvertita della pericolosità del radio. Tuttavia, sia gli scienziati che i proprietari della fabbrica, erano a conoscenza degli effetti devastanti del radio. Questi difatti, non solo evitavano qualsiasi contatto con la sostanza, ma al bisogno, si dotavano di schermi di piombo, maschere e pinze. Chiaramente non in dotazione alle operaie che, anzi, affinavano la punta del pennello direttamente sulle labbra.
Dal canto loro, pensando di lavorare in totale sicurezza, e vista la novità che rappresentava la vernice luminescente, non si limitavano solo ad affinare il pennello, ma, per divertimento, si coloravano unghie, denti, volto e capelli. Persino i vestiti da sera con cui, dopolavoro, andavano a ballare. Tutto brillava al buio e furono ben presto soprannominate le “ragazze fantasma”. Nulla di più mortale. Le radiazioni del radio si fecero ben presto vedere. Sempre più operaie soffrivano di anemia, fratture ossee e necrosi della mascella. Ancora oggi non è chiaro quante ne morirono.
Chiaramente, nulla fu detto in quelle circostanze. Anzi, si pensò di svilire la reputazione delle donne malate attribuendo i loro decessi alla sifilide. Medici, dentisti e ricercatori assecondarono le richieste delle aziende di non divulgare i propri dati. Le risposte che venivano date furono indubbiamente rassicuranti, ma del tutto false.
Il radio era un materiale innovativo. Scoperto solo pochi anni prima da Marie e Pierre Curie, fisici francesi. Le proprietà non furono subito note, ma, poiché usato nella cura contro il cancro, veniva considerato miracoloso. Il business sul radio era alle stelle. Cosmetici, dentifrici ed una molteplicità di altri prodotti venivano fabbricati con questo straordinario ingrediente.
Nulla di più sbagliato. Il radio è molto pericoloso, a maggior ragione in caso di esposizione ripetuta e prolungata. Esso infatti tende a depositarsi nelle ossa provocandone una lenta e dolorosa disintegrazione. Tuttavia, solo nel 1925 si correlò il radio alle patologie sviluppate dalle operaie. A livello giudiziario però, la svolta arrivò solo tre anni dopo, nel 1928. In quell’anno infatti, il dott. von Sochocky, l’inventore della vernice radioluminescente, morì di anemia aplastica. L’anemia aplastica è una malattia del midollo osseo che, danneggiato, non può più produrre abbastanza cellule staminali. Questo provoca pancitopenia, ossia una riduzione di tutte le cellule sanguigne quali globuli rossi, bianchi e piastrine.
Le ragazze dunque ottennero il risarcimento, anche se purtroppo, poterono usufruirne per poco.
La stessa sorte delle Radium Girls e di von Sochocky toccò ai coniugi Curie. Pierre Curie morì ad inizio ‘900, mentre Marie, visse fino al 1934, quando morì per anemia aplastica. Entrambi uccisi dalle costanti esposizioni alle radiazioni.
Il radio presente nei corpi, non può di fatto essere rimosso. Rimane lì per anni e anni, anche dopo la morte. La sua emivita è di 1601 anni. In altre parole, data una certa concentrazione di questo isotopo radioattivo, ci metterà 1601 anni per dimezzarsi.
Le vittime erano così contaminate che le radiazioni sono tutt’oggi presenti nelle loro tombe e rilevabili grazie ad un contatore Geiger.
Non solo, l’intera casa di Marie Curie, i suoi scritti, vestiti, persino le posate e ogni oggetto di uso quotidiano, sono ancora radioattivi.
Il sacrificio di queste giovani donne è valso a capire la pericolosità della radioattività. L’impatto scientifico vale sicuramente il loro posto d’onore nel campo della fisica sanitaria e della radiobiologia. Grazie a loro, non solo è stato possibile capire quanto fosse pericolosa la radioattività, ma anche definirne gli standard di sicurezza. Oggi la radioterapia, assieme alla chirurgia, chemioterapia ed immunoterapia, è alla base per la cura di molti tumori.
Ovviamente, anche l’impatto storico non fu da meno e di grande importanza per i diritti dei lavoratori. Quasi un déjà-vu se si pensa alla moderna causa sull’amianto. La storia si ripete ciclicamente. Forse occorre che ci sia un disastro per capire quello che sarebbe stato necessario fare. Ad ogni modo, l’eredità che ci lasciano le Radium Girls non può essere considerata vana e non deve essere sottovalutata, per imparare dalla storia ed evitare di doverla ripetere.
Bibliografia
https://biografieonline.it/biografia-marie-curie
Kate Moore. The Radium Girls: The Dark Story of the American’s Shining Women