Sindrome Covid 19: Plasmaferesi o vaccino? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza, soprattutto per chi, da privato cittadino e non persona del campo, possa sentirsi confuso e incerto, quando sommerso da mille informazioni contrastanti.
Innanzitutto è doveroso specificare cosa è il plasma; il sangue (unico tessuto connettivo liquido dell’organismo) è formato da una parte sierosa, di colore rosso, che contiene le cellule sanguigne tra cui appunto gli eritrociti che conferiscono la tonalità caratteristica data dalla molecola dell’emoglobina, con cui viene trasportato l’ossigeno ai tessuti polmonari.Questa parte sierosa, è quella che conferisce anche la caratteristica del gruppo sanguigno a cui si accompagna il fattore di Rhesus. Queste peculiarità creano le problematiche di donazione tra individui.Come ben saprete infatti, chi ha per esempio un gruppo A+ non può donare ad un individuo B+ e viceversa. Cosa succede invece col plasma? Esso è la parte del sangue che contiene le proteine ed è incolore o virante sul giallo, nel momento in cui la parte sierosa viene separata da quella plasmatica (col processo definito appunto di Plasmaferesi), non sussistono più problematiche di rigetto, quindi la donazione di plasma può essere universale ( anche se in casi di non stretta urgenza, è bene rispettare la compatibilità donatore-ricevente per evitare qualsiasi tipo di complicanza residua). Nel plasma di una persona guarita da una malattia virale, si sviluppano quelle che comunemente chiamiamo IgG, ovvero delle proteine molto grandi, definite anticorpi, che hanno nella loro struttura una memoria del virus, pronte ad intervenire in caso di secondo contagio e, modulare quindi, la risposta infiammatoria, oppure in grado di evitare il nuovo contagio. (questo dipende dalla loro quantità e qualità, ma questo articolo si prefigge di chiarire un po’ le idee, per cui non vi confonderò con approfondimenti non necessari in questa sede). A cosa serve quindi la donazione di plasma? A regalare gli anticorpi che hanno memorizzato le “particolarità” del virus, ad un individuo ammalato, con lo scopo di aiutarlo nella guarigione. La differenza col vaccino è fondamentale e le due pratiche non sono scambiabili. Il vaccino serve perché un individuo che non abbia mai contratto la malattia, sviluppi le IgG che menzionavamo prima, direttamente da componenti virali opportunamente preparate in laboratorio, mentre la donazione di plasma può essere di aiuto ad un paziente che sta combattendo la malattia. In ultima analisi ma non meno importante, il plasma deve provenire da un donatore che non abbia altre patologie pregresse o sindromi in atto e non è una cura sempre disponibile. La terapia con anticorpi passivi affonda le sue radici nella storia e viene utilizzata da tantissimi anni, ciò nonostante non può essere la soluzione al problema. Necessitiamo di un farmaco, o meglio ancora di un vaccino che possa aiutare soprattutto la popolazione più debole ed esposta (asmatici, cardiopatici e tutte le persone con sindromi genetiche di vario tipo.)
Rimango a vostra disposizione, qualora vogliate chiarimenti, attraverso la pagina Scienzintasca
Lisa Liguori
Biologo cellulare.
Fonte: SIGU- Società italiana di genetica Umana.
Curare l’infezione da COVID-19 con il plasma dei pazienti guariti. Una nuova speranza
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