Pratico la professione di farmacista e molto spesso mi ritrovo a consigliare integratori alimentari a base di curcuma per i molteplici effetti positivi ben documentati dalla letteratura scientifica che vanno dal miglioramento della funzionalità articolare per le sue proprietà antinfiammatorie, all’attività antiossidante, al contrasto di disturbi del ciclo mestruale, all’attività neuroprotettiva ecc.
Sovente mi vengono fatte due eccezioni:
1. “la curcuma è una sostanza pericolosa e provoca problemi epatici..”
2. “no dottore guardi io la curcuma la utilizzo all’interno delle mie pietanze, spolverandola in minestre, insalate, carni..quindi non ne ho bisogno!”
La curcuma è una sostanza sicura; nel 2019 sono state vendute 4,9 milioni di confezioni di integratori alimentari contenenti curcumina. Tutti i dati clinici evidenziati dalla letteratura internazionale documentano sia le potenzialità terapeutiche, sia la sicurezza, sia la tollerabilità al netto dei possibili effetti indesiderati presenti per qualsiasi tipo di sostanza e altamente individuali.
L’utilizzo della curcuma nelle preparazioni culinarie è completamente inutile; questo perché i curcuminoidi (gli attivi della curcumina) che si trovano all’interno della curcuma in polvere, largamente utilizzata in ambito alimentare, hanno una biodisponibilità orale bassissima ovvero dell’1%, ciò significa che assumendo 1g di curcuma in polvere si assorbono idealmente solo 100mg.
La scelta quindi di un buon integratore dipende da molteplici fattori, primo di tutti è sicuramente la BIODISPONIBILITA’.
In realtà, quello che trascuriamo è che molto spesso le sostanze utili, come vitamine, polifenoli, frazioni terpeniche vegetali, acidi grassi, coenzimi, manifestano una ridotta o incompleta biodisponibilità a causa di fenomeni di mancato assorbimento enterico, metabolizzazione o bio-trasformazione chimica che avviene in molti casi già nel lume gastro-intestinale. A causa di questi fisiologici processi biofisici e biochimici, molti integratori alimentari acquistati e le polveri comunemente utilizzate in cucina risultano spesso meno efficaci di quanto potrebbero o addirittura inefficaci.
Perciò, è necessario comprendere che per beneficiare degli effetti positivi presenti in una sostanza è necessario individuare non solo la quantità, ma la biodisponibilità della stessa, poiché altrimenti gli effetti sono nulli e possono diventare dannosi sia dal punto di vista economico che salutare.
In aiuto ci viene l’utilizzo degli bioenhancer (promotori) ovvero delle molecole naturali che usate in combinazione con una sostanza ne facilitano il passaggio attraverso le membrane cellulari potenziando quindi la biodisponibilità. Ma non tutti i bioenhancer hanno la stessa efficacia e sicurezza.
Questo è il motivo per il quale molte persone aggiungono alla curcumina la piperina. Essa è in grado di aumentare la biodisponibilità di alcune sostanze, tra cui la curcumina.
Di fatti l’aggiunta di 20mg di pipernigrum titolati in piperina migliorano in modo significativo l’assorbimento (di 20 volte).
Tale combinazione è molto frequente anche negli integratori alimentari in commercio, ma purtroppo va evidenziato che la piperina aumenta l’assorbimento della curcumina con un meccanismo non selettivo, per cui può far assorbire qualunque sostanza di origine naturale o sintetica, estranea all’organismo.
Per questo vi consiglio vivamente di affidarvi alla competenza di medici e farmacisti che abbiano la capacità di saper leggere l’etichetta degli integratori e quindi di individuare la forma farmaceutica più adatta alle vostre esigenze.
Fonti:
“Trattato italiano nutraceutica clinica 2017”
“https://www.federsalus.it/integratori-di-curcuma-cosa-sapere/”
Dott. Atanasio De Meo
Farmacista
Dottore in Scienze e Tecnologie del Fitness e dei Prodotti della Salute
Diploma di Master in Nutrizione Clinica
Biointegra 3.0
Tel. 3924600170
Email. nutrizioneebenessere.bio@gmail.com